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Due morti contromano in Tangenziale, chiesti in Appello sedici anni per Mormile

Il trentenne, condannato in primo grado a vent’anni di carcere per la morte della fidanzata Livia Barbato, che viaggiava con lui, e di Aniello Miranda, l’uomo che fu centrato in pieno durante la folle corsa in Tangenziale contromano, durata cinque chilometri. Per lui potrebbe arrivare un forte sconto in appello.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Aniello Mormile
Aniello Mormile

Sedici anni di reclusione: questa la richiesta del procuratore generale di Napoli nei confronti di Aniello Mormile, il giovane che il 14 luglio del 2016 percorse un lungo tratto della Tangenziale contromano, finendo poi per schiantarsi contro un'altra vettura, uccidendo nell'impatto la fidanzata Livia Barbato, che viaggiava con lui, ed Aniello Miranda, l'uomo che guidava invece la propria auto.

L'accusa è quella di omicidio volontario: in primo grado, Mormile era stato condannato a vent'anni di reclusione, mentre in Appello potrebbe ottenere un forte "sconto" di pena, di oltre sei anni. Secondo i periti, Mormile era sì frastornato ma lucido quando girò improvvisamente con la sua Renault Clio sulla Tangenziale, iniziando una folle corsa contromano che portò, cinque chilometri dopo, a scontrarsi con l'auto di Miranda, uccidendolo sul colpo assieme alla sua fidanzata.

In primo grado, il trentenne fu riconosciuto colpevole di duplice omicidio volontario, dopo un rito abbreviato per omicidio volontario con dolo eventuale e non omicidio colposo, come invece chiedevano gli avvocati difensori. "Non tutti gli omicidi volontari si concludono con una persona che taglia la testa a un'altra persona", ha detto durante la requisitoria il procuratore generale.

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