Sono incredibili le coincidenze e le occorrenze di Napoli. Nel momento in cui una fiction tratta da romanzi gialli di successo, "I bastardi di Pizzofalcone", fa discutere per come restituisce l'immagine della città, la realtà prende il sopravvento e azzardata supera a destra ogni più fervida immaginazione.
I bastardi di Pizzofalcone esistono, sono veri, sono diversi da quelli della narrativa poliziesca così ben tratteggiata. Sono gli uomini dei clan che controllano militarmente il territorio ordinando ‘le stese', piogge di proiettili notturni che sibilano letali fra i bassi, col fuggi-fuggi della gente che cerca di non rimanerci secca beccandosene uno per caso. Sono quelli che – decimati ma non arresi – usano bambini di 8 e 12 anni per confezionare e trasportare la cocaina e affidano alle donne la contabilità e la gerenza delle piazze se sono in carcere. Sono quelli dal conto sempre aperto a mai saldato nei ristoranti del Borgo Marinari dove le tavolate a base di pesce si concludono con un arrivederci e basta. Sono gli spacciatori dei taxi driver napoletani. Finora non sapevamo di avere all'ombra del Vesuvio dei Travis Bickle che vagano nella notte metropolitana e hanno bisogno ogni tanto di farsi ‘una botta' per resistere in mezzo al traffico. O magari ne hanno bisogno per venderla ai clienti usciti dagli alberghi a cinque stelle vista mare.
Dov'è, dov'è quella rinascita partenopea tanto contrabbandata?
Dov'è quel fiume di turisti pronti a riversare denaro, dove sono quelle idee della Napoli aperta, colloquiale, solidale e moderna?
Dalla piovosa e grigia giornata odierna che ben si accompagna alla lettura dell'ordinanza di custodia cautelare della Procura di Napoli sul clan Elia emerge una città a tinte caravaggesche, una ‘Malacqua' nella quale l'accadimento straordinario è l'anestetizzazione del guaio quotidiano, l'esercizio della memoria di un ex calciatore con mezza città in fila, in un teatro che mai avrebbe frequentato, per un selfie; l'orgoglio sbandierato divenuto sintomatico di una coazione a ripetere.
Sempre gli stessi errori, sempre le stesse discussioni, sempre la stessa triste rappresentazione. E la camorra è solo uno degli elementi, in prospettiva storica forse nemmeno il più grave.