"Gli effetti di Gomorra sulla gente" è il titolo di una serie di fortunati video del gruppo di videomaker napoletano The Jackal che, sul web, hanno ripreso i tormentoni della fortunata serie televisiva di Sky Atlantic tratta dall'omonimo romanzo di Roberto Saviano, decontestualizzandoli e conferendogli un'accezione ironica e divertente. Gli effetti della serie, però, la cui terza stagione, proprio lo scorso fine settimana, è arrivata al suo cruento epilogo, sembrano esserci davvero, quantomeno dal punto di vista estetico (ma, ahinoi, forse non solo). A Napoli, dopo la messa in onda del terzo ciclo di episodi, ha cominciato a spopolare il taglio di capelli e i tatuaggi esibiti dal nuovo personaggio di "Enzo sangue blu" – interpretato dall'attore Arturo Muselli – archetipo della nuova camorra, quella giovane, delle cosiddette "paranze", che avanza, bramosa di farsi strada nelle gerarchie criminali e di scalzare la vecchia guardia.
Se ci si lascia cullare da quel flusso ininterrotto di file, immagini su immagini, che sono i social network, incappando nei profili di tatuatori, barbieri e parrucchieri, ma anche di tanti ragazzi, sembra di vedere tante fotocopie: capelli rasati di lato, tre croci sul collo, come Enzo, ma anche in altri parti del corpo, purché siano uguali a quelle esibite dal "rampollo" di Gomorra. Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris, nella sua filippica contro la serie di qualche giorno fa a Rai Radio 1, aveva posto l'accento sul pericolo emulazione generato dalla serie. Le stese, a suo dire aumentate dopo la messa in onda di Gomorra, esistono da molto prima che quest'ultima, persino il romanzo, venisse concepita, e affliggono la città non di certo per colpa di una serie. Ma il pericolo che chi decide di imitare anche solo nell'aspetto un personaggio negativo – in una serie in cui la positività non viene nemmeno inquadrata di striscio – possa voler provare il brivido di imitarlo anche nei comportamenti da "guappo", così come dimostrano altri terabyte di foto e citazioni in cui si incappa sempre sui social, è reale e non andrebbe sottovalutato. "Gomorra, di professione capro espiatorio", per parafrasare il Benjamin Malaussene di Daniel Pennac: sì, ma fino a un certo punto.