Il prossimo 17 febbraio si terrà la direzione regionale del Partito Democratico a Napoli, un appuntamento che si annuncia denso di scelte importanti in vista delle prossime elezioni regionali della primavera. Da mesi la segreteria cittadina guidata da Marco Sarracino e Paolo Mancuso, sostenuta dai leader nazionali del partito, sta provando ad aprire uno spiraglio per arrivare ad un accordo con il Movimento 5 Stelle per le prossime regionali. Uno scenario che taglierebbe fuori Vincenzo De Luca, il governatore uscente vero ostacolo all'accordo tra i due soggetti politici azionisti di maggioranza del governo Conte.
Mandato per trattare con M5S, decisiva la vittoria di Ruotolo
La riunione del 17 febbraio sarà a porte chiuse, niente occhi indiscreti in un momento molto delicato per il Partito Democratico campano, con i due segretari, Sarracino quello provinciale e Leo Annunziata quello regionale diretta espressione di De Luca, ai ferri corti. La questione è semplice: da Roma Zingaretti, Franceschini e Orlando vogliono provare ad allargare l'alleanza con il Movimento 5 Stelle in tutte le regioni, condizione che permetterebbe al Pd di concorrere per vincere nella maggioranza delle regioni dove si va al voto. Una vittoria ai punti con la Lega e il centro destra darebbe ulteriore slancio all'azione di governo dopo la vittoria in Emilia Romagna. Per questo obiettivo Vincenzo De Luca, personaggio in viso alla maggior parte del Partito Democratico nazionale, è ritenuto un elemento sacrificabile. Ma localmente non c'è solo questo, è una guerra tra l'apertura di un nuovo corso per il Pd, guidato dai giovani, aperto alla società civile, impegnato a ricostruire il centro sinistra andato in frantumi 10 anni fa nel capoluogo partenopeo e l'impero deluchiano fatto di portatori di voti, basato su una organizzazione piramidale in cui il partito è sullo sfondo e al centro c'è l'inquilino di Palazzo Santa Lucia. Come andrà a finire è incerto, di sicuro tutto dipenderà dall'altro pezzo politico della partita, il Movimento 5 Stelle la cui leadership nazionale di Luigi Di Maio è franata sotto i colpi delle sconfitte elettorali, e che localmente non vede più la consigliera Valeria Ciarambino, legatissima a Di Maio come deus ex machina. La direzione del 17 febbraio dovrebbe dare il mandato per trattare con il Movimento 5 Stelle una possibile alleanza, una delegazione che dovrebbe vedere la presenza proprio di Marco Sarracino, legato da sempre ad Andrea Orlando e sostenuto anche dalla corrente di Dario Franceschini in Campania. De Luca ha già fatto sapere che non sa se parteciperà alla riunione: "Lo comunicherò il 16" ha detto. L'aria per l'ex Sindaco di Salerno si è fatta pesante e da politico navigato qual è lo ha capito benissimo. Di certo l'esito delle elezioni suppletive per il Senato di domenica 23 febbraio saranno decisive. La scelta di candidare Sandro Ruotolo e ricostruire un'area di centro sinistra intorno a questa esperienza, che va da DemA a Italia Viva, porta la firma della segreteria provinciale con il sostegno del gruppo dirigente nazionale. Una scommessa che ha fatto registrare molti mal di pancia, ma sulla quale il governatore astutamente ha dato il suo via libera. D'altronde De Luca non può permettersi di mettersi fuori gioco da solo, e l'appoggio a Ruotolo è una scelta che è andata in questa direzione. Il noto giornalista sta girando palmo palmo tutto l'ampio collegio, accompagnato da esponenti della società civile e per lo più da esponenti del Pd. Dal mondo di Luigi De Magistris, ridotto ormai ai minimi termini, sono diverse le defezioni all'impegno elettorale per Ruotolo, in primis quei consiglieri comunali ritenuti tra i principali portatori di voti dell'esperienza arancione come Gabriele Mundo e Fulvio Frezza. La vittoria di Ruotolo alle suppletive agevolerebbe il percorso delle nuove alleanze, una sconfitta invece significherebbe un durissimo stop al nuovo corso. Per questo la direzione del Pd rilancerà l'invito all'impegno ai suoi iscritti e simpatizzanti per portare tutti a votare il 23 febbraio per contribuire alla vittoria di Sandro Ruotolo
Il tempo stringe, entro fine mese si attende un segnale
Ma per arrivare ad un accordo tra Pd e Movimento 5 Stelle per le elezioni regionali, non ci sono da superare solo le tribolazioni interne al partito di Zingaretti. I grillini al momento sono senza un vero leader, Vito Crimi, il capo politico reggente, ha fatto saltare la riunione interna che avrebbe dovuto decidere sulle alleanze alle regionali. Appena 10 giorni fa all'Hotel Ramada gli eletti campani del Movimento hanno ricevuto una raffica di critiche esasperate dagli iscritti. Insomma la compagine grillina è nel caos ed in un'alleanza, si sa, le cose si fanno in due. Chi è quindi l'interlocutore? Chi deciderà se accettare o meno l'invito al confronto con il Pd? Probabilmente sarà questo l'elemento che farà saltare il tavolo e spianerà la strada alla riconferma di Vincenzo De Luca. Nei grillini non c'è chi lancia un segnale, nessuno fa un passo avanti, a metà tra la confusione di un pugile suonato e il terrore di fare un passo che potrebbe costare l'espulsione. Ci ha provato Luigi Gallo nelle settimane scorse a lanciare segnali: "Per vincere alle regionali, dobbiamo allearci" ha sostenuto il presidente della commissione cultura della Camera dei Deputati, tra i pochi punti di riferimento ancora in piedi tra i grillini in Campania. A Roma si lavora su due assi, il Ministro Giuseppe Provenzano prova a fare pressing sul presidente della Camera Roberto Fico mentre il Ministro dei beni culturali Dario Franceschini va in pressione sul Ministro dello Sport Carmine Spadafora. Già perché lo sfondo dell'accordo sarebbe la candidatura alla presidenza della Regione Campania da parte del Ministro dell'Ambiente Sergio Costa, tutt'altro che disinteressato a correre per Palazzo Santa Lucia. Ma a tutto c'è un limite e il Movimento 5 Stelle rischia di essere il principale alleato di Vincenzo De Luca. Il Pd attenderà fino a subito dopo le elezioni suppletive del 23 febbraio, se entro quella data nessuno si sarà fatto avanti per confrontarsi con i dem allora si proseguirà con quello che c'è. E quello che c'è è il governatore uscente.