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Estorsioni alle pizzerie, 22 arresti nel clan Sibillo: il baby boss comandava dal carcere

I carabinieri di Napoli hanno arrestato 22 persone accusate di traffico di droga ed estorsioni e ritenute legate al clan Sibillo. Guidate a distanza dal baby boss detenuto Pasquale Sibillo, avrebbero continuato i traffici illegali nei Decumani gestendo le piazze di spaccio e imponendo il racket a pizzerie e negozi di generi alimentari.
A cura di Nico Falco
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Il baby boss Lino Sibillo
Il baby boss Lino Sibillo

Era ancora Pasquale Sibillo, malgrado sia già in carcere dal 2015, a guidare il clan. Il baby boss, che oggi ha 28 anni, comunicava tramite gli affiliati al gruppo di camorra del centro di Napoli tramite i familiari che andavano a fargli visita. Il ruolo, ancora attivo, di Lino Sibillo è emerso nell'inchiesta dei Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Centro che, coordinati dalla Procura Distrettuale di Napoli, hanno eseguito oggi, 6 novembre, una ordinanza cautelare nei confronti di 22 indagati ritenuti affiliati alla "paranza dei bimbi" e responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, porto abusivo di armi e di avere imposto il racket a pizzerie e negozi di generi alimentari nelle zone di San Gaetano e dei Decumani, nel centro storico della città.

Malgrado i numerosi arresti, e la decapitazione del clan (Lino Sibillo in carcere, il fratello Emanuele Sibillo ucciso in un agguato il 2 luglio 2015), i Sibillo continuavano a estorcere denaro alle pizzerie e ai negozianti del centro storico e a gestire il traffico di droga, avvalendosi dell'appoggio del clan Contini, di cui sono un gruppo satellite, e quindi con la copertura dell'Alleanza di Secondigliano, la federazione di clan che oggi costituisce una delle due organizzazioni camorristiche più potenti del territorio ed è contrapposta ai Mazzarella. Per ricostruire l'organigramma e le attività criminali i militari si sono avvalsi di intercettazioni ed è stata fondamentale la collaborazione delle vittime delle numerose estorsioni documentate.

Gli inquirenti hanno appurato che i traffici erano comunque gestiti, seppur indirettamente, dai vertici del clan Sibillo, così come era collegato alla "paranza dei bimbi" il gruppo che faceva capo alla famiglia di Giuseppe Napolitano e che per buona parte del primo semestre del 2017 ha controllato il traffico di stupefacenti nella zona.

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