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Fase 2 in Campania, Confesercenti: “Otto locali su dieci non riaprono. Troppi limiti”

Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania: “L’80 per cento delle aziende di ristorazione, come pub, pasticcerie, gastronomie e anche pizzerie, non aprirà lunedì prossimo per fare le consegne a domicilio, ci sono troppe restrizioni nell’ordinanza della Regione Campania, sia dal punto di vista sanitario che degli orari”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“L'80 per cento delle aziende di ristorazione, come pub, pasticcerie, gastronomie e anche pizzerie, non aprirà lunedì prossimo per fare le consegne a domicilio, ci sono troppe restrizioni nell'ordinanza della Regione Campania, sia dal punto di vista sanitario che degli orari. Ed anche i costi non sono sostenibili per le imprese”. Non ha dubbi Vincenzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania: “A preoccupare – dice – sono anche i costi di sanificazione obbligatoria e l'acquisto dei dispositivi di protezione individuale: camici, sovrascarpe, guanti e mascherine, tutti a carico delle aziende”. Costi quantificati, complessivamente e approssimativamente, anche tra 5-700 euro. Rischia di trasformarsi in un flop, insomma, la riapertura di bar e ristoranti per le consegne a domicilio, sbloccata dalla Regione Campania per lunedì 27 aprile.

Ristoranti e pasticcerie: troppe restrizioni nell'ordinanza

Molti ristoratori e pasticcieri hanno già annunciato che non apriranno, come molte pizzerie del Lungomare di via Partenope e il pasticciere Ciro Poppella. Dito puntato soprattutto sugli orari ammessi per l'apertura e la consegna: 7-14 per i pasticcieri, che di solito lavorano di notte e vendono soprattutto la mattina e il pomeriggio; 16-22 per pizzerie, ristoranti, gastronomie e pub, anche in questo caso un orario che taglia fuori una fetta importante delle consegne, come la fascia oraria 22-24. A questo si aggiungono i costi per l'acquisto dei Dpi e delle sanificazioni, a carico delle imprese. I tempi stretti per la riapertura, visto che i locali devono essere sanificati da ditta certificata prima di lunedì e c'è l'obbligo per tutto il personale impiegato di fare visita medica preliminare, con il certificato di stato di buona salute. A questo si aggiungono anche altre difficoltà: non tutti i ristoratori e le pasticcerie sono pronti a fare delivery, perché in passato non hanno mai fatto consegne a domicilio. Dovranno quindi assumere personale o affidarsi ai rider. Mentre la riapertura solo per le consegne comporta anche l'uscita dalla cassa integrazione dei dipendenti a fronte di entrate al momento incerte.

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