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Fase 2, Russo (Confcommercio Campania): “La Regione non blocchi il take away dal 4 maggio”

Pasquale Russo, direttore Confcommercio Campania a Fanpage.it: “Bene la ripresa del delivery, ma in Campania è arrivata con ritardo di 2 mesi e ci sono ancora troppi limiti. Dal 4 maggio il Governo ha autorizzato anche l’asporto, lanciamo un appello a De Luca a non bloccarlo in Campania con ordinanze restrittive”.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Dal 4 maggio il Governo ha autorizzato anche il cibo da asporto per i locali della ristorazione. Lanciamo un appello al governatore Vincenzo De Luca a non bloccarlo in Campania con ordinanze più restrittive del Dpcm nazionale. I nostri ristoratori hanno già dovuto fare i conti in Campania con la ripresa delle consegne a domicilio arrivata con 2 mesi di ritardo rispetto alle altre regioni, che noi avevamo chiesto peraltro di non limitare negli orari. Ci sono ancora troppe restrizioni, tanto è vero che sono pochissimi quelli che hanno riaperto ieri per il delivery". È la proposta di Pasquale Russo, direttore di Confcommercio Campania, rivolta a Palazzo Santa Lucia, dopo lo sblocco delle consegne a domicilio avvenuto ieri, far ripartire anche il take away. "I ristoratori campani sono pronti per l'asporto – aggiunge Russo – in sicurezza, attraverso un sistema di prenotazione che dia la possibilità di vendere cibi cucinati al pubblico che viene a ritirarlo al locale".

Qual è la situazione attualmente in Campania per le consegne a domicilio?

“Molti locali non hanno riaperto a causa delle restrizioni imposte dalla Regione sugli orari e per le regole molto rigide. Si tratta di operazioni in alcuni casi complesse che possono richiedere qualche giorno per essere terminate. Al momento sono circa 200 i locali, tra pizzerie, ristornanti, bar e pasticcerie, che hanno riaperto in Campania oggi o che apriranno nei prossimi giorni”.

Perché molti hanno scelto di non partire con il delivery?

“La Campania ha optato per misure molto più restrittive delle altre regioni. È singolare che siamo l'unica regione d'Italia in cui non sia stato consentito agli operatori della ristorazione che risiedono sul territorio di poter fare le consegne nei due mesi del lockdown, a differenza di quanto avvenuto nel resto d'Italia. Non solo”.

Che altro?

“La stessa Regione dopo averci costretto a stare completamente chiusi per due mesi ha emesso un'ordinanza altrettanto restrittiva e poco sostenibile anche per la ripartenza, con la conseguenza che pochi oggi sono aperti. Nel resto d'Italia per esempio sono già partiti con l'asporto, ossia il take away, attraverso un sistema di prenotazione, e i locali possono vendere cibi cotti al pubblico. Noi chiediamo che il 4 maggio prossimo, come già previsto dal Dpcm del Governo, in Campania non ci sia un altro provvedimento restrittivo e che si possa fare finalmente anche il servizio di asporto”.

Perché è importante anche il servizio d'asporto?

“Si tratta di una modalità alla quale possono ricorrere agevolmente anche altri esercizi, come le pasticcerie, che finora non hanno fatto le consegne a domicilio. Questo abbasserebbe di molto i costi. Non ci sono motivazioni oggettive per le quali l'asporto non si possa fare. Il virus è stato ribadito più volte che non si trasmette tramite la consegna dei pacchi, che infatti è continuata sulle grandi piattaforme online nel periodo del lockdown. Tra marzo e aprile le consegne di prodotti a casa sono aumentate del 50%, perché le persone hanno acquistato online. In più è previsto che le consegne di cibi cotti si possano fare entro 2,5 km dal proprio esercizio commerciale. Le altre non hanno limiti possono essere ordinate e spedite da tutt'Italia”.

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