Il valzer delle nomine in Consiglio regionale Campania: chi vince e chi perde
Scelti i capigruppo, nominata la giunta, eletto l’ufficio di presidenza del Consiglio regionale Campania, è possibile tracciare un primo quadro dei vincitori e vinti del primo mese di scelte politiche dei partiti e dei movimenti politici in Campania dopo l’elezione alla carica di presidente di Vincenzo De Luca.
Consiglio regionale Campania: i vincitori
Mario Casillo. Il consigliere del Partito Democratico, scelto da 31mila cittadini e più lo scorso 31 maggio, è il vero vincitore di questa tornata di nomine. De Luca ha detto: no a politici in giunta. Casillo, a cui era da tempo stata promessa la casella di assessore ai trasporti, ha dunque dovuto fare un passo indietro “accontentandosi” del ruolo di presidente del gruppo di maggioranza relativa in consiglio, quello del Partito Democratico. Poi la sorpresa: De Luca tiene per sé la delega ai trasporti e diventa subito evidente che Casillo sarà una sorta di “assessore in incognito”. In pratica, la lealtà a De Luca gli porta due ruoli di enorme responsabilità ed un’ampia capacità di manovra politica e amministrativa. Nessuno ha ottenuto più di lui dal neopresidente.
Rosetta D’Amelio. Antonio Bassolino ha ricordato di averla conosciuta sotto una tenda della protezione civile subito dopo il terremoto del 1980 in Irpinia: la D’Amelio è una politica di lungo corso, rispettata e benvoluta da tutti. Quando Casillo ha fatto presente di non essere interessato alla poltrona di presidente del consiglio e De Luca ha deciso di sbarrare la strada a Lello Topo, che pure era arrivato secondo nel Pd a Napoli, la D’Amelio, proveniente da una provincia spesso bistrattata quando si tratta di trovare un equilibrio politico, è stata scelta per ricorprire la casella. Con grande successo personale, tra l’altro: l’elezione all’unanimità, tranne il suo voto, è una medaglia da appuntarsi sul petto.
Ermanno Russo. L’ex assessore campano alle politiche sociali conquista lo scranno di vicepresidente del consiglio regionale nonostante una figura non proprio eccezionale alle ultime elezioni, che lo hanno visto tornare per la sesta volta in consiglio regionale, un vero e proprio record. Appena quarto in Forza Italia con “appena” 16mila, scavalcato dai “neofiti” del consiglio regionale Armando Cesaro e Maria Grazia Di Scala: un risultato ben lontano dalle aspettative. Eppure, i suoi colleghi del centrodestra gli hanno voluto riconoscere un ruolo di leadership e per lui si sono spalancate, un po’ a sorpresa, le porte dell’ufficio di presidenza.
Francesco Emilio Borrelli. L’ultimo resto per essere eletto in maggioranza è scattato ai Verdi, che su Napoli, la circoscrizione da cui è stato “pescato” il neoconsigliere regionale, hanno preso meno di diecimila voti. L’ex coordinatore regionale del partito, dunque, è stato eletto con sole 2.200 preferenze nel parlamentino del Centro Direzionale. Si dirà: chi è entrato per il rotto della cuffia sta bene così, non può aspirare a nient’altro. Invece, Borrelli è stato scelto, per la sua lunga esperienza politica nonostante la giovane età, addirittura come presidente del gruppo unico che mette insieme Verdi, Psi, Campania Libera con ben cinque consiglieri.
Consiglio regionale Campania: i perdenti
Valeria Ciarambino. La candidata alla carica di presidente della Regione per il Movimento Cinque Stelle è la grande sconfitta di questo suo primo mese di attività politica regionale e paga, probabilmente, la sua scarsissima esperienza. Prima fa infuriare il guro del Movimento Gianroberto Casaleggio annunciando l’avvio di un “dialogo istituzionale” con la maggioranza di centrosinistra in cambio dello scranno di vicepresidente del consiglio, poi porta tutti e sette i consiglieri grillini a votare la D’Amelio come presidente. Accade, però, il colpo di scena: il centrosinistra riversa i suoi voti per il vicepresidente su Tommaso Casillo, lasciando la Ciarambino senza le preferenze necessarie. Valeria non viene eletta, ovviamente, così come non viene eletta (è sempre lei la candidata) neppure per i ruoli di segretario e questore del consiglio, dove ottiene sempre e solo i voti dei suoi. Un disastro politico che ricade interamente sotto la sua responsabilità.
Michele e Annarita Pisacane. Come rappresentanti campani di Centro Democratico hanno creato una lista “tandem” con Scelta Civica con la certezza che il deputato Michele avrebbe avuto gioco facile a fare eleggere la moglie Annarita, quella che nel 2010 fu eletta senza fare neppure un giorno di campagna elettorale in quanto in avanzato stato di gravidanza. Invece la Pisacane è andata male alle elezioni ed il marito ha insistito con De Luca affinchè la piazzasse in giunta. Non solo il neopresidente non l’ha ascoltato, ma ha assegnato un posto di assessore tecnico non a Centro Democratico, ma a Scelta Civica, che ha proposto ed ottenuto la nomina di Chiara Marciani.
Lello Topo. Oltre ventimila preferenze per restare con un pugno di mosche in mano. Su di lui Vincenzo De Luca ha posto un vero e proprio veto: non gli ha perdonato, e forse non gli perdonerà mai, la scelta di remargli contro per tutto il periodo in cui la candidatura del centrosinistra era incerta. Topo sperava che Casillo andasse in giunta, in modo da liberargli la poltrona di presidente del consiglio o almeno di capogruppo del Pd. Casillo in giunta non ci è andato, ma ha preso il posto di capogruppo e la presidenza del consiglio ha preso la direzione di Avellino. E Topo ora è costretto a leccarsi le ferite.
Vincenzo D’Anna. Il leader del gruppo parlamentare del Gal, che si è beccato per mesi gli insulti da tutto il quadro politico ed istituzionale nazionale per aver portato numerosi uomini di dichiarata fede di centrodestra (e pure qualcuno di estrema destra) tra le braccia di De Luca, alla fine èstato usato dal presidente come un taxi e, raggiunto il risultato, è stato scaricato perché troppo ingombrante. Campania in Rete, la lista che aveva messo su imbarcando il fascista Carlo Aveta, la moglie dell’ex braccio destro di Nicola Cosentino, l’ex braccio destro di Sergio De Gregorio, l’ex sindaco forzista di Melito e chi più ne ha più ne metta, ottenendo un risultato superiore a quello di partito blasonati come Udc o Italia dei Valori, è rimasta completamente a bocca asciutta. D’Anna, che difficilmente il centrodestra ricandiderà alle prossime politiche, rischia di aver compiuto il passo più lungo della gamba e di mettere a repentaglio la sua intera carriera politica.