Sessanta cimici distrutte nel palazzo degli orrori dove è morta Fortuna. Sessanta microtrasmittenti è un numero alto, indica la volontà di occultare testimonianze, condizionare le indagini, beffare le forze dell'ordine che credevano di aver espugnato il fortino del male e invece si sono scontrate con la resistenza di chi è abituato a vivere secondo regole proprie. È proprio così, il perimetro che delimita la manciata di palazzine del Parco Verde, periferia di Caivano, provincia Nord di Napoli, segna il confine con un'altra società, un microcosmo che si regge su un'economia chiusa, alimentata dallo spaccio di droga e dalla prostituzione. La piazzaforte del crimine nei fabbricati che hanno accolto centinaia di residenti napoletani dopo il terremoto dell'Ottanta, è un mondo inaccessibile dove l'incesto e la violenza sessuale su donne e bambini sono tollerati. Dove gli omicidi di due bambini di uno e sei anni sono incidenti nel novero della quotidianità che vanno scongiurati solo per un motivo: tenere lontane ‘e gguardie (le forze dell'ordine) dal forte.
Un muro di omertà e corruzione morale che ha isolato Mimma, giovane mamma di tre bambini, che una mattina di due anni fa ha visto uscire di casa la sua Chicca per giocare con un amichetta e l'ha riavuta indietro in una bara bianca. Domenica Guardato ha chiesto verità, invocato giustizia, si è appellata ai vicini, ma nessuno ha voluto dirle quali mani avevano condotto la sua piccola verso la tomba. Eppure, due anni anni dopo, il presunto assassino di sua figlia è stato arrestato perché quel muro impenetrabile ha visto qualche spiraglio. Sono state le voci dei bambini, dei coetanei di Fortuna a infrangere quel muro, a rivelare particolari, a condurre gli inquirenti sulle tracce dell'orco.
I colloqui con i bambini sono stati una parte importante delle indagini che hanno portato all'arresto di Raimondo Caputo, oggi accusato di omicidio e abusi sessuali nel caso di Fortuna Loffredo. Non è il linciaggio dell'orco, tentato stamattina da chi ha dato fuoco alla porta dell'abitazione di Caputo a segnare una morale, non sarà la gogna a salvare le vite di altri bambini, a scrivere la fine della storia. La domanda, dopo che è stato identificato il presunto assassino, è cosa ne sarà degli altri, dei bambini che crescono senza futuro, condannati al sistema criminale, fra i muri alti di quel labirinto di palazzi presidiato dalle sentinelle della droga. Chi li salverà? Fin quando non ci saranno sviluppo, legalità, controllo, il Parco verde, periferia di Caivano, resterà una fabbrica di mostri.