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Faida di camorra, 11 arresti a Forcella, decimato il clan dei ‘Capelloni’

Nel mirino degli investigatori il gruppo così detto dei ‘Capelloni’, che farebbe capo al giovane leader emergente Gennaro Buonerba di 23 anni, che negli ultimi mesi ha ingaggiato un violento scontro con il clan dei Sibillo per il controllo dello spaccio e di altre attività criminali a Forcella.
A cura di Valerio Renzi
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Undici arresti questa mattina all'alba in un'operazione anticamorra condotta dalla mobile della Questura di Napoli, nell'ambito di un'inchiesta coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo campano. Nel mirino degli investigatori il gruppo così detto dei ‘Capelloni', storicamente legati alla più nota famiglia malavitosa dei Mazzarella, che farebbe capo al giovane leader emergente Gennaro Buonerba di 23 anni.

La faida tra i Buonerba e il cartello guidato dai Sibillo

Il gruppo di Buonerba avrebbe ingaggiato negli ultimi mesi un violento scontro per il controllo dello spaccio e delle estorsioni a Forcella, contro i rivali del cartello "Sibillo, Giuliano, Brunetti, Amirante”  – colpito, lo scorso 9 giugno, da un provvedimento cautelare a carico di 64 persone – e in particolare contro i boss Pasquale ed Emanuele Sibillo. Secondo quanto emerso dalle indagini, i Capelloni erano in grado di sigillare alleanze e accordi anche con i clan confinanti alla loro zona: non a caso tra i nomi che compaiono nell'ordinanza della Dia c'è quello di Salvatore Sequino, 41enne leader dell'omonimo gruppo camorristico attivo al rione Sanità. L'inchiesta ha ricostruito nel dettaglio le attività criminali del gruppo e anche numerosi fatti di sangue che hanno segnato la vita della città negli ultimi mesi. Tra i fermati ci sono anche quelli che secondo gli inquirenti sono gli esecutori materiali dell'omicidio di Salvatore D'Alpino e del ferimento di Sabatino Caldarelli, risalenti allo scorso 30 luglio, e del tentato omicidio ai danni di Giuseppe Memoli del 9 agosto scorso.

Da mandante a "specchiettista": il ruolo delle donne nel clan

Le indagini hanno evidenziato – spiega la Polizia di Stato in una nota –  un ruolo importante delle donne arrestate. Oltre a Maria Buonerba, 34 anni, sorella del reggente Gennaro, sono destinatarie del provvedimento restrittivo Emilia Sibillo, 38 anni, moglie di Giuseppe Buonerba, attualmente in carcere, capo dell’odierna organizzazione criminale insieme al fratello Gennaro, e Assunta Buonerba, 29 anni. Sempre Emilia Sibillo, è ritenuta la mandante, insieme a Gennaro Buonerba dell’omicidio di Salvatore D'Alpino mentre Assunta Buonerba, si ritiene abbia avuto nel medesimo reato il ruolo di “specchiettista” per aver segnalato, con Luigi Scafaro, agli esecutori materiali dell’omicidio, consumato il 30 Luglio 2015 davanti alla Pizzeria Fortuna a Piazza Mancini, la presenza della vittima.

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