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I lavoratori della sanità privata: ‘In campo contro il Covid19, in attesa del contratto da 14 anni’

Scendono in piazza a Napoli i lavoratori della sanità privata, sono anche loro impegnati nella pandemia da Coronavirus ma attendono il rinnovo del contratto da 14 anni. La Cgil: “De Luca ha disatteso tutti gli impegni presi, chiediamo più sicurezza e tamponi per gli operatori”. Intanto la Regione paga ai centri privati l’80% delle mensilità di marzo, aprile e maggio nonostante il calo delle prestazioni.
A cura di Antonio Musella
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Sono tra quelli che stanno combattendo in prima linea contro la pandemia da Coronavirus, ma le loro condizioni di lavoro in Campania restano critiche, così i lavoratori della sanità privata sono scesi in piazza oggi a Napoli. Mantenendo le distanze di sicurezza e con tutti i dispositivi di protezione, hanno tenuto una manifestazione sotto la sede della Prefettura di Napoli convocata dalla Cgil. Da 14 anni non ricevono il rinnovo del contratto di lavoro, questo comporta che i loro stipendi sono fermi a 14 anni fa. Sono quelli che vengono definiti "eroi" ma poi sul piano dei diritti e della retribuzione vengono messi in secondo piano. Anche loro sono esposti ai rischi di contagio, ma mentre nella sanità pubblica dopo due mesi di drammatiche criticità è in miglioramento, nelle strutture del privato accreditato i rischi sulla sicurezza sono ancora tanti. "Sono 14 anni che aspettiamo il rinnovo del contratto – spiega a Fanpage.it Marco D'Acunto segretario regionale della Cgil Sanità privata – la Regione Campania ha disatteso tutti gli accordi che erano stati sottoscritti a febbraio, doveva esserci un riequilibrio del personale tra strutture pubbliche e strutture private e dovevano esserci nuove norme più stringenti per l'accreditamento".

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L'emergenza Coronavirus ha quindi mandato in soffitta gli impegni presi dall'amministrazione De Luca con i lavoratori, proprio mentre ai titolari delle strutture private venivano garantiti gli introiti attraverso un accordo sull'emergenza Coronavirus e, come documentato da Fanpage.it, i pazienti malati di Covid 19 venivano trasferiti dalle strutture pubbliche a quelle private per garantire i guadagni di questi ultimi. Fino a 1.200 euro al giorno per un paziente in terapia intensiva in una struttura privata, 700 euro per un posto in sub intensiva e circa 300 per una degenza semplice. "Noi oggi chiediamo soprattutto ai datori di lavoro garanzie sulla sicurezza – sottolinea D'Acunto – vogliamo i tamponi per tutti gli operatori che stanno lavorando sull'emergenza Covid 19, un'emergenza che non è ancora finita".

Anche la Funzione Pubblica della Cgil era in piazza oggi: "Questi lavoratori non sono considerati per nulla – spiega Alfredo Garzi Cosentino segretario della CGIL Funzione Pubblica della Campania – eppure sono quelli che garantiscono il lavoro di assistenza come quelli del comparto pubblico, ma a loro non si riconosce il diritto al rinnovo del contratto. Le organizzazioni dei datori di lavoro dicono che a causa dell'emergenza non ci sono le risorse, ma non è vero perché il comparto ha funzionato". A testimonianza di ciò proprio oggi la giunta regionale della Campania ha deliberato il pagamento dell'80% degli acconti per i centri convenzionati per le mensilità di marzo, aprile e maggio. La giunta ha inoltre precisato che i pagamenti saranno poi conguagliati dalle mensilità successive.

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