I Rinaldi vogliono cacciare i D’Amico dal Rione Villa: la bomba carta dopo i colpi di pistola
Prima i colpi di pistola, poi la bomba carta. Quello che sta succedendo in questi giorni a San Giovanni a Teduccio fa parte di una strategia. Gli inquirenti non hanno dubbi: è il tentativo di estromettere dalle logiche criminali il clan D'Amico, l'offensiva per far capire che, adesso, c'è qualcun altro che vuole mettere le mani sugli affari criminali. Lanciando un messaggio che in ambienti di camorra è chiaro e con l'intenzione di farlo capire anche a chi in quelle zone ci abita, pur non avendo nulla a che fare con la malavita: i "Gennarella" non sono più il clan dominante.
L'episodio di questa notte prosegue nel solco dell'assalto a Salvatore D'Amico, ritenuto boss del clan con base nel rione Villa di San Giovanni a Teduccio, detenuto. Intorno alle 00.30 hanno fatto esplodere una bomba carta davanti a un palazzo nella roccaforte del gruppo criminale. I danni sono limitati: lo scoppio ha coinvolto il muro e uno scooter che era parcheggiato lì davanti. Ma il significato simbolico è forte: in quell'edificio ci abitano Salvatore D'Amico, detto il pirata, e il nipote Umberto D'Amico, detto ‘o lione. Entrambi detenuti, sono ritenuti fedelissimi dei Mazzarella e a capo del gruppo criminale che negli ultimi tempi ha organizzato stese e agguati contro i Rinaldi, anche loro arroccati nel Rione villa di San Giovanni a Teduccio.
L'attentato dinamitardo segue, a pochi giorni di distanza, quello della notte del 7 luglio, quando l'obiettivo fu un altro edificio della zona, dove abitano persone strettamente legate a Salvatore D'Amico: 14 bossoli trovati a terra, 2 fori sull'ingresso del palazzo ed altri due sulle tende da sole. Anche per quel raid la chiave di lettura, finora, è univoca: è il tentativo dei Rinaldi, e dei loro alleati dei Reale, di sfruttare la detenzione dei vertici del clan rivale per scacciare dal Rione Villa gli avversari.