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“I signori delle ecoballe”: custodiscono i rifiuti e incassano milioni di euro dallo Stato

La commissione parlamentare d’inchiesta sui rifiuti nella sua relazione finale ha analizzato il costo delle ecoballe in Campania, solo per i fitti delle aree sono stati spesi 23,4 milioni di euro. Il Noe dei Carabinieri ha fornito alla commissione le fedine penali dei proprietari della aree, tra questi anche affiliati al clan dei casalesi.
A cura di Antonio Musella
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La commissione bicamerale d'inchiesta sui rifiuti ha pubblicato nella sua relazione finale i costi sostenuti per la custodia dei depositi di ecoballe in Campania, una cifra che supera i 23 milioni di euro. A beneficiare di questi soldi pagati dallo Stato sono un manipoli di famiglie proprietarie dei terreni sparsi principalmente tra la provincia di Napoli e di Caserta, tra loro figurano molti pregiudicati, alcuni, come nei casi dei terreni in provincia di Caserta, ritenuti dagli inquirenti vicini ai clan. Gli incassi sono da capogiro, fino a mezzo milione di euro per un solo proprietario. L'unico modo per rompere questo businness perverso è quello di rimuovere una volta per tutte le ecoballe. L'unico piano presentato dalle istituzioni da quindi anni a questa parte è quello del governatore Vincenzo De Luca che registra enormi ritardi: solo l,9% delle ecoballe è stato rimosso. Ed intanto i proprietari dei terreni continuano ad incassare denaro.

Fino a 3 milioni di euro per tenere le ecoballe

Sono decine di nomi dei proprietari dei terreni dei siti di stoccaggio delle ecoballe in provincia di Napoli, tra Giugliano, Torre del Greco, Caivano, Acerra, e quella di Caserta con i siti di Capua, Santa Maria la Fossa, Villa Literno. Su ogni area le proprietà appartengono ad un manipolo di famiglie ed agli eredi che si dividono tra loro i fitti pagati dallo Stato per custodire le ecoballe.  Un affare che è costato oltre 23 milioni di euro fino ad ora grazie ai contratti stipulati durante l'emergenza rifiuti dalla Fibe s.p.a. che all'epoca dell'amministrazione regionale di Antonio Bassolino gestiva l'intero ciclo dei rifiuti in Campania ed ha prodotto le ecoballe. Ma chi sono i beneficiari di questi contratti milionari ?
Nella provincia di Caserta c'è il caso del deposito di Capua in località Brezza di proprietà di Ferdinando Cantile che ha incassato mezzo milione di euro (531 mila euro), a suo carico la nota dei Carabinieri del Noe acquisita dalla commissione d'inchiesta sui rifiuti specifica: "segnalato per associazione di tipo mafioso nel 2008, denunciato per estorsione sempre nel 2008, nel 2014 viene segnalato per detenzione abusiva di armi ed esplosivi e successivamente finito agli arresti domiciliari con controllo elettronico fino al 2015. Sempre a Caserta nel sito di Santa Maria la Fossa le mogli di Giuseppe e Pasquale Mastrominico, ritenuti collaboratori del boss dei casalesi ora in carcere Antonio Iovine hanno incassato 3 milioni di euro. Nel 2014 la DDA ha provveduto al sequestro dei beni per le titolari Luigia Fontana e Giuseppina Martinelli.
L'area di Masseria del Re a Giugliano (Na) sono stoccate la parte più grande delle ecoballe della Campania. Tra i proprietari che vengono pagati dallo Stato c'è Francesco Verolla, al suo attivo il Noe dei Carabinieri riscontra una denuncia per furto ed un arresto per traffico di stupefacenti nel 2003. Ha incassato 61.500 euro dal fitto dei suoi terreni. Un altro Verolla, Emilio, che ha incassato 47 mila euro di fitti, è stato segnalato nel 2009 per detenzione illegale di armi, munizioni ed esplosivi. Sempre a Masseria del Re c'è il caso di Michele Chianese, che ha incassato 55 mila euro di fitto e appena nel luglio scorso è stato denunciato e sottoposto agli arresti domiciliari per aver appiccato un rogo di rifiuti. Ad Acerra il deposito di ecoballe si trova a due passi dall'inceneritore in località Pantano. I proprietari dei terreni sono tutti appartenenti alla famiglia Laezza. Tra questi, a dividersi la cifra di 1 milione e 300 mila euro per il fitto dei terreni c'è Francesco Laezza arrestato per omicidio doloso nel 2007 e condannato per custodia di armi ed esplosivi, condanna ritenuta irrevocabile nel 2012. Sui depositi di Caivano spicca il nome di Michele Barchetti, secondo il Noe dei Carabinieri l'uomo ha precedenti per : porto abusivo e detenzione di armi, distruzione dei bellezze naturali ed una serie di condanne per diversi abusi edilizi. Barchetti insieme ad un comproprietario si è portato a casa fino ad ora 103 mila euro per il fitto dei suoi terreni, pagati dallo Stato.

Tabella riepilogativa dei costi per il fitto delle aree di deposito delle ecoballe in Campania, inserita nella relazione finale della commissione parlamentare d'inchiesta sui rifuti
Tabella riepilogativa dei costi per il fitto delle aree di deposito delle ecoballe in Campania, inserita nella relazione finale della commissione parlamentare d'inchiesta sui rifuti

Le aziende che guadagnano dalle ecoballe

Tra i proprietari delle aree in cui sono stoccate le ecoballe risultano anche molte aziende che hanno stipulato i contratti di fitto. La IGI.CA spa di Caivano ha affittato alcune aree dei suoi stabilimento per custodire le ecoballe per una cifra complessiva di 2,4 milioni di euro. L'azienda però nonostante gli incassi di soldi pubblici è fallita e le aree sono state, dopo alcune intermediazioni, acquistate dalla K.IM Recycling spa che attualmente è la titolare del contratto. A Torre del Greco invece è singolare la vicenda del contratto stipulato nell'area dell'azienda Fratelli Balsamo. Il contenzioso tra la Sapna – subentrata a Fibe nel pagamento dei canoni – e i proprietari ha reso molto difficile definire l'importo dovuto all'azienda per la custodia delle balle. Nel 2016 dopo una mediazione tra le parti si è arrivati a definire la cifra di 6.000 euro al mese, che porta ad un costo complessivo di 834 mila euro da incassare pr la "Fratelli Balsamo". Come si evince dalla relazione, i titolari dell'azienda sono finiti al centro dell'inchiesta della Procura di Torre Annunziata che ha portato nell'autunno scorso all'arresto del Sindaco di Torre del Greco Ciro Borriello della Lega Nord, tutti accusati di corruzione in merito agli appalti per la gestione della raccolta dei rifiuti del Comune in provincia di Napoli. A Giugliano in provincia di Napoli presso Cava Giuliani è stata presa in affitto l'area di proprietà della GR Immobiliare, società formata dai proprietari della cava i fratelli Giuliani nel 2007. La cifra è di 1,1 milioni di euro a cui si è arrivati dopo una serie di contratti stipulati tra Fibe e la famiglia Giuliani nettamente inferiori al prezzo dell'ultimo contratto. Raffaele Giuliani uno dei titolari della cava risulta indicato dai collaboratori di giustizia come vicino al clan dei Casalesi, come specificato già in passato da un'audizione del procuratore Nunzio Fragliasso. Il costo

Gli episodi dell’inchiesta

Il nodo dei contratti

A stipulare tutti questi contratti tra la fine degli anni novanta e l'inizio dei duemila fu la società Fibe spa che deteneva la gestione dell'intero ciclo dei rifiuti in Campania. Dopo i commissariamenti straordinari per l'emergenza rifiuti in Campania che si sono succeduti negli anni, dopo la fine dell'emergenza definita per legge nel 2010, la gestione dei contratti e quindi il pagamento delle spettanze è passato alle società provinciali, in particolar modo la Sapna, per la Città Metropolitana di Napoli e la Gisec per la provincia di Caserta. Se anche le società che hanno ereditato il bubbone dei pagamenti dei contratti della ex Fibe volessero rescindere i contratti dall'oggi al domani, si porrebbe il tema di dove sistemare nuovamente le ecoballe accatastate. Pertanto non c'è altra soluzione che lasciare tutto com'è in attesa della rimozione delle balle che al momento procede a passo di lumaca. Fino a quando le piazzole non saranno libere i proprietari continueranno ad incassare.

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