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Napoli, ecco i volontari della spesa sociale: “Ora subito il reddito di quarantena”

A Napoli attivisti e volontari consegnano la spesa sociale a chi ne ha bisogno, grazie alle donazioni sono riusciti a mettere in piedi una rete di solidarietà dal basso, molto prima delle misure del governo sui buoni spesa. Ma non basta: chiedono al governo il reddito di quarantena, un sostegno ai lavoratori in nero, agli atipici e a chi è rimasto fuori dagli ammortizzatori sociali. “Le strade sono una pentola a pressione, c’è bisogno di un reddito di base per tutti”
A cura di Antonio Musella
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La pandemia da Coronavirus ha portato all'acuirsi di una crisi economica che si annuncia lunga e devastante. In tutta Italia sono tantissimi i volontari che stanno assistendo le persone in difficoltà economica attraverso la consegna della spesa solidale. Generi di prima necessità che vengono acquistati grazie alle donazioni e vengono distribuiti a chi ne ha bisogno. A Napoli, nel centro storico nel quartiere Montesanto, un gruppo di attivisti con base al centro sociale Sgarrupato Occupato, sta assistendo decine di famiglie al giorno. Un'azione dal basso che è arrivata ben prima delle misure del governo sui buoni spesa, che vanno a calmierare solo in parte le difficoltà generate dalla pandemia. "Qui ci vuole un reddito di base per tutti" ci dicono i volontari che abbiamo incontrato durante la preparazione delle spese sociali.

Oltre 60 chiamate al giorno, i volontari consegnano a piedi e in moto

I locali dello Sgarrupato Occupato a Vico Lepre, a Montestanto, sono diventati un hub della solidarietà. Volontari provenienti da diverse parti della città raccolgono le donazioni, comprano i generi di prima necessità, li stoccano nel centro sociale e poi preparano le spese da consegnare. Altri, a piedi o in motorino, arrivano fino a domicilio consegnando la spesa sociale. Altri ancora sono al telefono per gran parte della giornata a rispondere alle chiamate di aiuto e ai messaggi whatsapp in cui si chiedono generi di prima necessità. Bianca Verde, consigliera della II Municipalità è tra le promotrici e ci spiega come funziona: "Grazie alle donazioni siamo riusciti a comprare i generi di prima necessità – spiega a Fanpage.it – in un pacco alimentare c'è la paste, i legumi, il riso, olio, grazie alle donazioni nell'ultima settimana stiamo riuscendo a fare dei pacchi più sostanziosi per chi ha i bambini, quindi mettiamo latte, biscotti, merendine".  Agiscono principalmente tra Montesanto e i Quartieri Spagnoli. "Io personalmente rispondo ad almeno 60 chiamate al giorno – racconta Bianca – noi abbiamo cominciato da subito, molto prima che il governo emanasse la misura dei buoni spesa, lo abbiamo fatto perché ci chiamavano in tanti e perché la solitudine di questa città è sotto gli occhi di tutti".  Le donazioni sono arrivate da singoli, dalle associazioni ma anche da molti centri sociali della città che si stanno impegnando anche in altri quartieri. A farne richiesta sono quelle famiglie con lavoratori non garantiti e che non rientrano negli attuali ammortizzatori sociali promossi dal governo. Alcune forme di precari, la totalità dei lavoratori a nero, chi faceva lavori informali, in una città dove il lavoro saltuario e l'informalità rappresentano una fetta di mercato notevole rispetto ad altre città italiane.

"Conte non è il presidente della Caritas, c'è bisogno di un reddito di base"

Lo hanno chiamato reddito di quarantena, ovvero la necessità di estendere il reddito di base a chi non rientra negli ammortizzatori sociali e a chi lavorava in nero. E' questa la richiesta che viene dal basso al governo di Giuseppe Conte. "Sono rimasto molto deluso dalla conferenza stampa di Conte che annunciava come unica misura quella dei buoni spesa – spiega Alfonso De Vito, attivista storico dei movimenti napoletani – bene garantire il cibo a tutti ma non è assolutamente sufficiente, Conte è il presidente del consiglio non il presidente della Caritas ci si aspettava molto di più". Quella che stiamo vivendo è un'emergenza sanitaria con risvolti economici pesantissimi che si annunciano molto lunghi. "In tanti ci dicono che non riescono a pagare l'affitto – prosegue De Vito – sono lavoratori attualmente in cassa integrazione, quando l'emergenza sanitaria passerà saranno pieni di debiti, c'è bisogno di una normativa specifica che impedisca che dopo la pandemia sanitaria avremo una pandemia di sfratti. E' assurdo che non ci sia stato il blocco dei mutui e delle tariffe delle utenze anche qui al Sud, il lockdown colpisce anche noi". L'esercito dei non garantiti preme e le condizioni peggiorano ogni giorni di più, bisogna fare preso: "Le strade sono una pentola a pressione – continua Alfonso – c'è bisogno di un reddito di base per tutti che consenta di uscire fuori da questa fase, ma soprattutto per i mesi successivi che saranno durissimi". I movimenti sociali si sono mossi prima del governo sul fronte dei generi alimentari, ma non vogliono sentire scuse: "Il fatto che stiamo facendo la spesa sociale da prima delle misure del governo non può essere un alibi, le istituzioni devono intervenire per garantire un reddito a chi oggi è senza un euro, non può pagare l'affitto, le bollette, niente di niente" conclude De Vito.

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