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“Il carcere di Poggioreale è da abbattere, non servono frigoriferi ma formazione”

Sono stati consegnati oggi 400 frigoriferi, uno per ogni cella, all’interno del carcere di Poggiorale. Il sindacato della Polizia Penitenziaria Spp, replicando che sarebbero stati sufficienti dei frigoriferi in comune, sottolinea la necessità di usare fondi per formazione professionale per detenuti e conclude: “Questo carcere va chiuso, qui lo Stato ha fallito”.
A cura di Nico Falco
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Invece di spendere risorse per fornire ogni cella di un frigorifero, sarebbe stato più opportuno investire nella formazione, in modo da favorire il reinserimento dei detenuti e scollegare i rapporti coi clan di camorra. E lo stesso carcere di Poggioreale, in perenne emergenza per struttura e capienza, rappresenta il fallimento dello Stato ed è "da abbattere". Lo afferma Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria – Spp. I frigoriferi nel carcere di Poggioreale sono stati consegnati oggi, 11 novembre, finanziati dalla Regione Campania. Per il sindacato sarebbe stato sufficiente prendere alcuni elettrodomestici da utilizzare in comune e indirizzare il resto della spesa verso corsi di formazione professionale per diminuire la possibilità di reiterazione dei reati dopo la scarcerazione.

"Il sindacato Spp è sempre favorevole a misure che migliorino le condizioni di vita dei detenuti – dice Di Giacomo – ma il Poggioreale è da abbattere. È un carcere dove lo Stato ha fallito ed è per questo che torniamo fortemente a chiedere che venga chiuso quanto prima ricordando a chi, solo qualche settimana fa ci ha accusati di avere una visione distorta della realtà, che la politica dello struzzo non ripaga mai, la realtà va guardata in faccia ed affrontata. Noi del Sindacato Polizia penitenziaria non ci siamo mai nascosti, abbiamo sempre denunciato le inefficienze del sistema, ed è per questo che svolgiamo continue iniziative, ultima la settimana scorsa, per tenere sempre alta l'attenzione su questo carcere, simbolo dell’emergenza più acuta del sistema penitenziario italiano”.

“Sono l’unico – continua Aldo Di Giacomo – che non ha mai messo in discussione l’impegno e il sacrificio del personale in servizio a Poggioreale come in tutti gli altri istituti di pena del Paese, di quanti si prodigano per salvare vite umane, nel tentativo di interpretare l’angoscia degli agenti che lavorano in condizioni di forte stress e si interrogano se riusciranno ad impedire suicidi, aggressioni, violenze tra detenuti. Non per questo continuo a denunciare la drammaticità della situazione del carcere napoletano, che sarà pure il più grande d’Europa ma non ha alcuna giustificazione ed alibi per responsabilità istituzionali che appartengono al DAP e al Ministero di Grazia e Giustizia e politiche che appartengono ai Ministri che si sono succeduti negli anni.

Altro che costruire nuove carceri, come il progetto di Nola in Campania con le celle aperte; bisogna mettere fine a questo sistema carcerario tipicamente italiano che rappresenta un pericolo per i cittadini e più direttamente per il personale penitenziario, di fatto delegittimato dalle sue funzioni e dai suoi compiti. Altrimenti meglio nuovi alberghi”.

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