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“Il carcere femminile di Pozzuoli non è un inferno”

Pubblichiamo integralmente la replica da parte della direttrice della Casa Circondariale di Pozzuoli alla lettera anonima recapitata al nostro giornale nella quale si denunciavano condizioni critiche all’interno del carcere.
A cura di Redazione Napoli
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In foto: un carcere (foto d'archivio)
In foto: un carcere (foto d'archivio)

Con riferimento agli articoli pubblicati da codesta testata giornalistica Napoli Fanpage, in data 24 Giugno u.s. dal titolo "Carcere di Pozzuoli, detenuta scrive: è un inferno..." a cura di Gaia Bozza , in data 25 giugno u.s., la scrivente Scialpi Stella, direttore dell'istituto penitenziario interessato, invia la presente nota, perche sia pubblicata, nel suo testo integrale, nel rispetto del diritto di replica. La reazione immediata, conseguente alla lettura del testo pubblicato, e' consistita in una riflessione sul codice deontologico a cui un giornalista dovrebbe attenersi. I1 dovere pin pregnante del giornalista, oltre che caposaldo del diritto di cronaca, e it dovere di verita, sancito, sia dalla legge n.69/1963 che dalla stessa Carta dei doveri del 1993, quale obbligo inderogabile. Soltanto un'informazione obiettiva, non subordinata a interessi particolari, infatti, rende un servizio alla collettivita, perseguendo un interesse di carattere generale. Al fine di assicurare un'informazione corretta e trasparente, diritto inviolabile di ogni cittadino, it giornalista deve sempre verificare le informazioni ottenute dalle sue fonti per accertarne l'attendibilita. Ancor piü se trattasi di esposti anonimi. Ed ancor piu se nello stesso esposto, che si assume riferito alle detenute del carcere di Pozzuoli, la forma testuale, il cui tratto richiama il linguaggio corrente, evidenzia, sorprendentemente, un appropriato use del congiuntivo. Di tal che, anche una ridotta attivita di riscontro dei contenuti riportati nella missiva, in uno con l'assunzione di minime informazioni sull'istituto penitenziario in narrativa, si sarebbero rivelate quanto mai preziose ed in ogni caso utili a scongiurare la pubblicazione di notizie per un verso errate, per altro totalmente destituite di fondamento oltre che gravemente diffamatorie. Si sarebbe infatti potuto accertare, ad esempio, che le detenute ospitate nell'Istituto flegreo f uiscono di un regime aperto sin dall'anno 2010, periodo di gran lunga antecedente alle ben piu recenti diffuse "aperture" che hanno riguardato gli istituti penitenziari a seguito dell'intervento della Corte Europea dei diritti dell'uomo; che, nell'anno in corso, oltre ai corsi scolastici Eda di alfabetizzazione per il conseguimento della licenza media (nell'anno scolastico appena concluso sono state licenziate nove corsiste e diciassette hanno conseguito l'accertamento di cultura) e a sette corsi POR finanziati dalla Regione Campania (fotografia, decoupage, flower design, canto, ricostruzione unghie, sarta per bambini, manutenzione aree verdi), in Istituto sono attivi, a titolo meramente ese.mplificativo, laboratori di scrittura e lettura, corsi di uncinetto, maglieria, restauro mobili, meditazione, cucina, pizzeria, pittura su tessuti, danza orientale, ricamo, attività motorie……che quasi il 25% delle ospiti è impegnato in attivitã lavorative, percentuale ben al di sopra della media nazionale; che costante è la presenza in Istituto del volontariato laico e religioso (Caritas, Comunità di Sant'Egidio, Comunità esterna) che, oltre al pur indispensabile sostegno morale, assicura, settimanalmente, presso un locale intemo denominato Boutique Rosa, all'uopo allestito, un servizio gratuito di fornitura di capi di vestiario, scarpe, prodotti per l'igiene, articoli di cancelleria ed altro, alle detenute meno abbienti; che il numero di detenute per stanza detentiva è conforme alla metratura prescritta dalla Corte Europea in materia di spazio minimo vitale pro capite e il rispetto di tali parametri e costantemente monitorato dall'amministrazione penitenziaria centrale; che ogni stanza è dotata di servizi igienici autonomi, comprensivi di impianto doccia, cui le detenute possono accedere in qualunque momento della giomata per la cura della propria igiene personale (doccia, shampoo, ece); che i materassi vengono sostituti periodicamente, nonché ogni qualvolta si renda necessario, perché usurati o non phi igienicamente adeguati; che l'erogazione dell'acqua calda e assicurata per tutto l'arco delle 24 ore (ed eventuali limitazioni derivano esciusivamente dal calo di pressione conseguente al suo contemporaneo utilizzo da parte di tutte o di un elevato numero di detenute) e che l'erogazione del riscaldamento, nel periodo invernale, è assicurata per un minimo di 8 ore giornaliere, elevabili a 12 , a seconda delle condizioni climatiche; che la quantità e la qualità del vitto giornaliero, fissate da specifiche tabelle ministeriali, in conformità al parere dell'Istituto Superiore della Nutrizione, vengono quotidianamente controllate da un'apposita commissione: composta da 4 persone di cui 3 detenute; che i prezzi praticati al sopravvitto (spesa intema), obbligatoriamente non superiori a quelli comunemente praticati nel luogo in cui ê sito l'Istituto e, a tale scopo, penodicamente raffrontati, mediante specifica indagine di mercato, con quelli praticati dagli esercizi commerciali della zona, sono mensilmente sottoposti al controllo di congruità da pane dell'autoritã comunale; che l'assistenza sanitaria, la cui competenza è passata al Servizio Sanitario Nazionale al seguito del d.p.c.m. del 01/04/2008, è garantita all'interno dell'istituto da un presidio di guardia medica H24, le cui prestazioni vengono rese, sia di giorno che di notte, ogni qualvolta la detenuta ne faccia richiesta e che la copertura sanitaria è altresi assicurata da importanti servizi specialistici, quali la neurologia, la ginecologia, l'oculistica, la dermatologia, l'ortopedia, l'ematologia, la nefrologia, l'infettivologia, l'odontoiatria, la cardiologia, l'oncologia, la psichiatria, per un totale di ben 14 branche specialistiche. Ed un minimo approfondimento normativo avrebbe fatto giustizia anche del P.S. preserite nell'anonimo, nella parte in cui si esprimono doglianze per la trattenuta dei "50 euro ogni mese per il letto" L'art. 2 dell'Ordinamento Penitenziario (1.26 Luglio 1975 n.354), infatti, prevede il rimborso delle spese di mantenimento da parte dei condannati che si effettua ai termini degli art. 145, 188, 189, 191 del codice penale e 692 del codice di procedura penale, intendendosi quali spese di mantenimento quelle concernenti gli[ alimenti ed il corredo. Nei rimarcare che parimenti utile sarebbe risultata la conoscenza della norma che vieta la comunicazione fraudolenta con l'estemo da parte del cittadino detenuto, si sottolinea che, in ogni caso, per il clima diffusamente sereno che intercorre tra il personale di servizio e le persone detenute e che, in piü occasioni, è stato riconosciuto dagli stessi organi di stampa, il ricorso allo strumento sanzionatorio è del tutto residuale. Da ultimo, la scrivente, nel riservarsi ogni tutela, nelle opportune sedi giudiziarie, in. ordine ai profihi diffamatori ravvisabili nell'articolo in questione, chiede che con la presente sia, inoltre, pubblicata la missiva, che si allega, con la quale tufte le detenute, con sottoscrizione individuale e leggibile, prendono nettamente le distanze dall'esposto di quella che la stessa giornalista, a firma Gaia Bozza, definisce "una donna senza volto".

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