Il Comune taglia lo stipendio a 289 precari Lsu, negato anche il pacco per i poveri
Sono senza lavoro dal 27 marzo scorso i 289 Lavoratori Socialmente Utili del Comune di Napoli, impiegati negli uffici delle Municipalità e dell'amministrazione, spesso agli sportelli per il rilascio delle carte d'identità. Gli Lsu sono pagati in parte dall'Inps e in parte dal Municipio, per 36 ore alla settimana, per uno stipendio medio di 7-800 euro al mese. Ma sono precari, non hanno ferie, malattie né contributi previdenziali. Niente premio di 100 euro per loro, che pure hanno lavorato il mese scorso, in piena emergenza Covid19, come gli altri dipendenti comunali. Quando, a fine marzo gli uffici hanno chiuso al pubblico a causa del Coronavirus, Palazzo San Giacomo ha firmato una delibera (numero 87) che ha sospeso l'attività degli Lsu a data da destinarsi, tagliando l'integrazione di 300 euro al mese che serve a sopravvivere a famiglie spesso monoreddito.
Comune, 289 Lsu senza stipendio dal 1 aprile, negati sussidi e pacchi poveri
Agli Lsu, quindi, è rimasto solo l'assegno (Asu) dell'Inps, da circa 400 euro, che copre 20 ore settimanali, ma non l'integrazione del Comune, di 300 euro, per altre 16 ore. “A chi ha chiesto il pacco con i viveri per i poveri al numero verde del Comune – spiega Agostino Anselmi, Cisl Fp – è stato risposto che non ne aveva diritto, in quanto è titolare comunque di un rapporto di lavoro, anche se sospeso. Questi Lsu vanno assunti subito, come è stato fatto per i 51 vigili urbani”. Insomma, per mangiare i soldi non bastano. I 289 Lsu sono l'ultimo manipolo di irriducibili ancora precari al Comune di Napoli, dove lavorano da 25 anni. Del gruppo iniziale dei 437 sono rimasti solo loro, gli altri sono stati stabilizzati il 31 dicembre scorso. Mentre l'ultima tranche doveva essere assunta dal primo giugno prossimo, ma al momento la procedura è ferma.
“Disparità di trattamento con i comunali”
Gli Lsu non possono essere messi neanche in smartworking, a differenza degli altri dipendenti del Comune di Napoli. Lo chiarisce una nota della Regione Campania dell'11 marzo scorso: “non è possibile estendere ai Lavoratori Socialmente Utili – recita – le modalità flessibili di svolgimento dell’attività lavorativa, ivi inclusa la modalità smart working”. Per aiutarli sono scesi in campo i sindacati Cisl Fp, Uil Fpl e Csa fin dall'inizio di aprile. Il Comune, quindi, il 10 aprile scorso, ha diramato una circolare a tutti gli uffici, comprese le Municipalità. La soluzione individuata è di utilizzare gli Lsu, su base volontaria, per riaprire gli uffici pubblici indifferibili che al momento funzionano a scartamento ridotto perché i dipendenti comunali sono in telelavoro.
I sindacati proclamano lo stato di agitazione
Ma per i sindacati la soluzione è peggio del male: “Una scelta vergognosa – tuonano – si creano disparità tra i lavoratori. Non si possono usare lavoratori senza alcuna esperienza e tantomeno formazione di merito per coprire inefficienze e buchi derivanti dalla mancanza del personale comunale. Questa circolare inoltre non garantisce agli LSU l’erogazione di alcun sussidio da parte dell’Inps, i quali, stante la situazione attuale, saranno costretti al fine di vedersi riconoscere il sussidio al recupero delle ore nei mesi successivi, correndo il rischio di non percepire un euro neanche dal Comune di Napoli”. Per questi motivi, Cisl Fp, Uil Fpl e Csa hanno proclamato lo stato di agitazione.