Legata e imbavagliata, preso il terzo della banda che ha ucciso Stefanina Fragliasso
Sarebbe il terzo componente della banda che ha ucciso Stefanina Fragliasso, che le ha tappato la bocca con un indumento intimo facendola soffocare durante quel raid del 25 marzo scorso, quando un gruppo di criminali fece irruzione nell'abitazione di Gianturco alla ricerca di qualcosa da rubare. L'uomo, un 49enne della provincia di Napoli, è il terzo componente identificato di quel gruppo, su di lui sussistono gravi indizi di colpevolezza: il suo ruolo sarebbe stato quello del basista, quindi col compito di dare l'ok ai complici, e avrebbe partecipato in prima persona anche all'irruzione. È stato fermato dai carabinieri di Poggioreale nell'ambito delle indagini, coordinate dalla Procura (pm D'Angelo, procuratore aggiunto Rosa Volpe).
Per il 49enne, dopo l'udienza di convalida, è stata emessa una misura cautelare in carcere per rapina e concorso in omicidio aggravato. Lo scorso 22 maggio i carabinieri avevano arrestato altre due persone, un uomo romeno e una donna italiana, ritenute coinvolte nel furto degenerato in omicidio. Ma la banda sarebbe composta ancora da altre persone: ora i militari stanno stringendo il cerchio per arrivare ai restanti componenti di quel gruppo che fece irruzione nell'appartamento di via Santa Lucia ai Filippini, periferia Est di Napoli, approfittando di una manciata di minuti in cui il marito e uno dei figli della vittima si erano appena allontanati, in casa non c'era nessun altro e la donna era appena rientrata con le buste della spesa.
Secondo quanto emerso dall'autopsia, Stefanina Fragliasso è morta per asfissia. Dopo averla aggredita, immobilizzata, legata e imbavagliata, le avevano spinto a forza in bocca un indumento per impedirle di urlare e chiedere aiuto; la stoffa le aveva bloccato però anche le vie respiratorie, facendola soffocare.