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Incendi e cemento selvaggio: l’estate 2017 è da dimenticare per la Campania

Secondo un dossier di Legambiente, che ha fotografato la situazione attuale nella regione, la regione è maglia nera in tutta Italia per la gestione delle emergenze ambientali, a cominciare dai roghi, come quello sul Vesuvio, che hanno devastato in totale quasi 40mila ettari di terreno e un considerevole danno economico.
A cura di Ida Artiaco
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Un'estate da dimenticare per la Campania, "terra bruciata dalle fiamme, assetata d’acqua, deturpata da cemento selvaggio e da mancata depurazione". È questa la fotografia scattata da un dossier di Legambiente, che mette nero su bianco i numeri raccolti negli ultimi mesi sulle politiche ambientali adottate a livello regionale. Una situazione che viene definita drammatica e le cui cause sono da ricercarsi, come sottolinea l'associazione del cigno verde, "in decenni di malgoverno, nell’assenza di controlli, nella mancanza di una politica di prevenzione e monitoraggio del territorio, nella devastazione e cementificazione di vastissime aree". Una politica, insomma, del "rattoppo", che cerca di rimediare alle emergenze ma senza la pianificazione di interventi sul lungo periodo.

"Dalla siccità agli incendi, dal cemento selvaggio alla scarsa depurazione. A due anni dall’insediamento della giunta regionale, se non è tempo di bilanci è almeno il momento delle verifiche – ha commentato il presidente regionale di Legambiente, Michele Buonomo -. Mettere in sicurezza il territorio di fronte al rischio sismico, vulcanico, idrogeologico, intervenire sul fronte della depurazione e della lotta al consumo di suolo, passare dalle parole ai fatti sul fronte delle bonifiche sono gli ingredienti per la grande opera pubblica più urgente di tutte".

Emergenza incendi: bruciati quasi 14mila ettari di terreno

Ad accelerare una situazione già drammatica, ci hanno pensato nei mesi passati i numerosi incendi che hanno letteralmente distrutto gran parte del territorio regionale. Si è calcolato che le fiamme hanno mandato in fumo tra maggio e luglio 13.037 ettari di superfici boschive, quattro volte quella registrata in tutto il 2016. Maggiormente colpite le aree protette, a cominciare dal Parco Nazionale del Vesuvio. Altissimo anche il danno economico, se si pensa che ogni ettaro di bosco distrutto dal fuoco costa alla collettività circa 20mila euro tra attività di spegnimento e rinverdimento, smaltimento dei residui e legna perduta nell’incendio.

Il nodo del cemento selvaggio e i legami con la criminalità

La Campania è, inoltre, in testa nella classifica dell’illegalità nel ciclo del cemento costiero, con 764 infrazioni accertate dalle Capitanerie di porto e dalle altre forze dell’ordine, detenendo sul suo territorio il 20,3% del totale dei reati. Primato che riguarda anche il numero delle persone denunciate, 855, e dei sequestri, 234. A preoccupare, però, è soprattutto il "vecchio abusivismo", che da decenni sopravvive alle demolizioni, quello delle seconde case in riva al mare che godono delle particolari attenzioni dei politici, locali e nazionali, sempre attenti a impedire che arrivino le ruspe. In Campania negli ultimi dieci anni si è assistito alla realizzazione di circa 60mila case abusive per un totale di circa nove milioni di metri quadrati di superficie. Tra il 2000 e il 2011 nei cinque comuni capoluogo di provincia sono state emesse 18.111 ordinanze di demolizione ma eseguite solo 828 (appena il 4,5%).

Inoltre, non sono da sottovalutare i legami sempre più profondi tra il cemento e la criminalità organizzata. Basti pensare che l'81% dei comuni sciolti in Campania dal 1991 a oggi, vede, tra le motivazioni del decreto, un diffuso abusivismo edilizio, casi ripetuti di speculazione immobiliare, pratiche di demolizione inevase. Il record va alla provincia di Napoli, con l'83% di comuni commissariati anche per il mattone illegale. A ciò si va ad aggiungere anche  la tendenza a cementificare disordinatamente il suolo libero. I numeri di Legambiente sono eloquenti: in sei mesi, dal novembre 2015 al maggio 2016, la Campania ha consumato altri 457 ettari di territorio alla media di 76 ettari al mese per un totale di superfici urbanizzate al 2016 che si estendono su 146.330 ettari, e interessano quindi l'11% circa dell’intero territorio regionale.

Inquinamento marino e reati del mare

Secondo il dossier Mare Monstrum di Legambiente, la regione Campania è anche la prima assoluta in Italia per i reati a danno del mare con 2594 illeciti, il 16,5% del totale, ben 5,5 infrazioni per chilometro di costa. Solo nello scorso anno sono state 2912 le persone denunciate e arrestate, e 839 i sequestri effettuati. Per non parlare dell'inquinamento, a causa della mancata depurazione di canali, foci di fiumi e torrenti che continuano a riversare in mare scarichi tossici: su trenta punti monitorati sedici presentavano cariche batteriche elevate. Una situazione che in alcuni casi raggiunge record assoluti: da otto anni consecutivi, infatti, Legambiente assegna il giudizio di fortemente inquinato alla foce del fiume Irno a Salerno, del Torrente Savone a Mondragone, del fiume Sarno e dello sbocco del canale di Licola a Pozzuoli.

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