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Inchiesta “Why Not”, pg della Cassazione: “Annullare assoluzioni di De Magistris e Genchi”

Il sostituto pg della Cassazione Maria Giuseppina Fogaroni ha chiesto alla Suprema Corte di annullare l’assoluzione di Luigi De Magistris e del consulente Gioacchino Genchi dall’accusa di abuso d’ufficio. Il caso è relativo all’inchiesta “Why not” sul malaffare in Calabria, nell’ambito della quale vennero acquisiti tabulati telefonici di politici. L’ex pm e ora sindaco di Napoli e Genchi sono stati assolti dalla Corte d’Appello a ottobre 2015.
A cura di F.L.
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Il sostituto procuratore generale della Cassazione Maria Giuseppina Fogaroni ha chiesto alla Suprema Corte di annullare l'assoluzione di Luigi De Magistris e del consulente Gioacchino Genchi dall'accusa di abuso d'ufficio in relazione all'acquisizione di tabulati telefonici dei politici nell'ambito dell'inchiesta "Why Not". I giudici della Cassazione sono chiamati a decidere sui ricorsi di alcuni politici – Sandro Gozi, Clemente Mastella e Francesco Rutelli -, costituitisi parti civili. Il sostituto pg ha chiesto di accogliere il loro ricorso.

Le vicende della cosiddetta inchiesta "Why Not" risalgono al 2006. Nell'ambito di un'indagine sul presunto malaffare nella gestione dei fondi pubblici nella Regione Calabria l'allora pubblico ministero di Catanzaro De Magistris e l'ex consulente informatico Genchi erano stati accusati di aver acquisito, senza autorizzazioni del Parlamento, i tabulati telefonici di alcuni politici, tra i quali l'allora presidente del Consiglio Romano Prodi. I due sono stati condannati in primo grado a un anno e 3 mesi per abuso d'ufficio e poi assolti, lo scorso 21 ottobre, dalla Corte d'Appello di Roma perché "il fatto non costituisce reato".

Anche l'ex consulente Genchi, oggi poliziotto in pensione, ha presentato ricorso in Cassazione perché chiede di essere assolto con la formula piena: "perché il fatto non sussiste". Secondo Genchi, che a margine dell'udienza in Cassazione ha ribadito la sua tesi difensiva, le utenze telefoniche che finirono intercettate "non erano intestate ai parlamentari ma ai partiti o a società".

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