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Marco Infante (Leopoldo-Infante): “La crisi Covid ha distrutto 80 anni di pasticceria napoletana”

Marco Infante, titolare dei brand di gelaterie e pasticcerie Casa Infante e Leopoldo, a Fanpage.it: “Il Coronavirus sta distruggendo 80 anni di storia della pasticceria napoletana. Fino a febbraio a Napoli il turismo era in crescita. Ora è tutto fermo, abbiamo un crollo del 99%, 200 dipendenti in cassa integrazione e non sappiamo se riapriremo tutti i 21 punti vendita. Ferma l’inaugurazione dello chalet sul Lungomare. A Milano lavoriamo con le consegne a casa. Perché in Campania no?”
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Il Coronavirus sta distruggendo 80 anni di storia di pasticceria napoletana. A Napoli abbiamo 21 punti vendita con 200 dipendenti, molti padri di famiglia, oggi tutti in cassa integrazione, ma i soldi di marzo glieli abbiamo anticipati noi, perché dallo Stato non è arrivato ancora nulla. Da due mesi stiamo incassando zero e non sappiamo se riusciremo a riaprire tutti i locali. Quest'estate dovevamo inaugurare lo chalet sul Lungomare a Posillipo, è già tutto pronto, ma come si fa ad aprire adesso? E poi ci sono i fitti da pagare, che per un locale al Vomero o a Chiaia possono arrivare anche a 7mila euro al mese. Bisognerebbe bloccare gli affitti per i locali commerciali a livello nazionale. Alla Regione, invece, chiediamo di far ripartire subito le consegne a domicilio. A Milano con un solo punto vendita incassiamo più di tutti i locali di Napoli solo col delivery”.

Non nasconde lo sconforto Marco Infante, mastro pasticciere di professione, titolare dei brand Leopoldo e Casa Infante. La crisi del Coronavirus, con la chiusura degli esercizi commerciali, l'isolamento a casa e il blocco degli spostamenti e del turismo ha messo in ginocchio il settore della ristorazione. “Il nostro marchio è da sempre legato a questa città – racconta – Abbiamo aperto la prima pasticceria Leopoldo nel 1940, poi si è aggiunta Casa Infante per la gelateria. Noi siamo la quarta generazione, ma una crisi così grande non c'era mai stata e non sappiamo come ci riprenderemo. Vedere le belle giornate di sole di questi giorni e non poter vendere neanche un gelato, mentre uova e creme scadono nei magazzini, fa ancora più male. E pensiamo anche a tanti nostri colleghi, piccole pasticcerie con grandi artigiani, che stanno soffrendo ancora di più. C'è solo una grande tristezza”.

Come state affrontando questo periodo di crisi?
“Purtroppo è cominciata subito malissimo. La pandemia è scoppiata proprio in un momento importante per gli affari, a cavallo della Festa di San Giuseppe del 19 marzo, quando le pasticcerie napoletane preparano le zeppole. Così abbiamo subito sentito il colpo. Proprio per questo, in quei giorni, assieme ad altri grandi marchi, come Sal De Riso, Salvatore Gabbiano, Carmen Vecchione, Di Costanzo, abbiamo creato una rete di circa 300 pasticcieri in tutt'Italia, per rinviare la festa a dopo l'epidemia. Ma non è finita qui, perché poi è arrivato il colpo di Pasqua. Noi per fortuna come gruppo siamo riusciti a vendere con le spedizioni online, perché prima dell'emergenza abbiamo prodotto uova e colombe pasquali industriali confezionate, con codice Ateco 10, e abbiamo realizzato circa 3mila spedizioni. Ma le perdite sono enormi. Abbiamo dovuto buttare quintali di materiale scaduto in magazzino: latte, uova, panna. Stiamo pagando ancora le forniture per i cubetti di arancia candita delle colombe, burro, farine, zucchero comprati a febbraio e inizio marzo, che non useremo. E i piccoli pasticcieri soffrono molto di più”

L'e-commerce sta crescendo anche per le pasticcerie?

“Moltissimo e dobbiamo puntare su questo per la ripresa. Non è facile per noi come per altri settori, perché il cliente vuole sempre venire in pasticceria per respirare i profumi delle paste in vetrina e in laboratorio. Ma, è un momento di cambiamento. Nulla sarà uguale a prima. Molti hanno voglia di normalità, di pizze e gelati. La consegna a casa è possibile. A Milano abbiamo Casa Infante, in via Torino, al centro storico, che sta lavorando col delivery, perché in Lombardia non c'è il blocco delle consegne a domicilio”.

Sta funzionando il delivery a Milano?

“Moltissimo. Stiamo vendendo gelati, sfogliatelle, taralli, zeppoloni e tutta la pasticceria napoletana. Lavoriamo a porte chiuse, dalle 18 alle 22, con un solo dipendente che prende gli ordini e consegna ai riders per le consegne. Incassiamo anche 800 euro al giorno, e così possiamo pagare gli stipendi. Non vogliamo giudicare le politiche regionali, che hanno diverse motivazioni, ma speriamo che con la fase 2 in Campania si possa sbloccare almeno il delivery”.

Qual è la situazione, invece, di Napoli?

“Il fatturato è crollato del 99%. Al centro storico fino a febbraio eravamo in crescita. I locali di via Roma erano sempre affollati di turisti. Un aumento costante negli anni dei visitatori che a Napoli non si era mai visto. Ora è tutto fermo. Anche gli studenti non comprano più i gelati perché scuole e università sono chiuse. Noi abbiamo 200 dipendenti. Ci siamo indebitati per pagare gli stipendi di marzo, perché la cassa integrazione non è ancora arrivata. Vogliamo dare fiducia ai nostri lavoratori, siamo al loro fianco. Ma il Governo ci deve aiutare. Bisogna azzerare le tasse e bloccare i fitti dei locali per i mesi di stop. Sospendere i pagamenti non serve, perché non riusciremo mai a incassare i soldi di prima. Noi abbiamo 21 fitti da pagare, alcuni di 5-7mila euro al mese. I proprietari sono comprensivi. Ma sul Lungomare i ristoratori pagano anche 20mila euro di fitto. Come fai a sostenere questi costi se incassi zero?”.

Si rischiano fallimenti di aziende?

“Molti chiuderanno sicuramente. Lo vedremo nei prossimi mesi. Anche noi stiamo ragionando, sui 21 punti vendita che abbiamo, purtroppo qualcuno che zoppica potrebbe non riaprire. Noi abbiamo investito in questi anni, abbiamo comprato uno chalet sul Lungomare, alla fine di via Posillipo, che doveva aprire adesso. Abbiamo pagato arredamenti e maestranze. Ma il cantiere è fermo. Ma come facciamo adesso? Aprire un punto vendita significa assumere almeno 10 persone, per coprire 3 turni dalla mattina alla sera. Uno chalet non è un bar. La gente vuole sedersi al tavolino, consumare in tranquillità. Ma per il rispetto delle distanze, invece di 10 tavoli ne dovremo mettere 3 o 4, pagando però il canone di occupazione di suolo per 10. La gente non ha la serenità di uscire. Se non esce un vaccino sarà sempre così”.

In questi giorni sembra arrivato il bel tempo e molti avrebbero voglia di un gelato…

“Noi pasticcieri siamo molto legati al clima. La stagione del gelato parte dopo Pasqua. Quest'anno era a nostro favore. Abbiamo avuto marzo e aprile con giornate fantastiche per il tempo. E questa è la cosa più triste. È un grosso peccato”.

Il gelato da asporto è possibile?

“Certo, già lo facevamo. Lo spediamo a casa in vaschetta di polistirolo con ghiaccio secco. Per aumentare la sicurezza siamo pronti anche a investire nel packaging, con le buste sigillate. Aspettiamo solo che la Regione Campania ci autorizzi per le consegne”.

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