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Intervista a Cutolo, scoppia il caso: “Non era autorizzata, ora provvedimenti esemplari”

Il ministero della Giustizia, con una nota firmata dal guardasigilli Alfonso Bonafede, ha fatto sapere che l’intervista a Raffaele Cutolo concessa al Mattino “non era autorizzata” e che è stata avviata una inchiesta interna a cui seguiranno “provvedimenti esemplari” una volta accertate le responsabilità di questo “fatto increscioso”.
A cura di Nico Falco
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Raffaele Cutolo e Immacolata Iacone
Raffaele Cutolo e Immacolata Iacone

L'intervista concessa da Raffaele Cutolo al quotidiano "Il Mattino" non era autorizzata e ora ci sarà una inchiesta interna, con conseguenti provvedimenti, per capire in che modo e grazie all'aiuto di chi il cronista è riuscito a parlare col boss della camorra detenuto da oltre 50 anni. Lo ha fatto sapere, con una nota, il ministero della Giustizia, a firma del ministro Alfonso Bonafede. "Si sta procedendo alla ricostruzione della catena di responsabilità che ha portato a questo fatto increscioso", si legge nella nota del Ministero, che specifica  che l'intervista "non è mai stata autorizzata" e che ci saranno "provvedimenti esemplari" al termine dell'istruttoria.

Il cronista Antonio Mattone de Il Mattino aveva incontrato Cutolo nel carcere di Parma, dove si trova attualmente il boss. Nel colloquio il "professore di Ottaviano" aveva ribadito la sua intenzione di non diventare collaboratore di giustizia, malgrado negli anni, e fino a due anni fa, sarebbe stato oggetto di pressioni per convincerlo; aveva raccontato anche di presunte offerte che gli sarebbero state fatte per convincerlo a pentirsi; ha riferito che gli sarebbe stata offerta la possibilità di stare insieme alla moglie, Immacolata Iacone, che ha sposato quando era già detenuto e con cui non ha mai vissuto, e che era già pronta una villetta dove sarebbero potuti andare entrambi.

Ed è tornato anche sul sequestro Moro: secondo Cutolo, tramite un appartenente alla banda della Magliana avrebbe saputo il nascondiglio dove le Brigate Rosse tenevano segregato Aldo Moro, presidente della Democrazia Cristiana rapito il 16 marzo 1978 e ucciso il 9 maggio successivo, e l'avrebbe riferito ad Antonio Gava, anche lui ai vertici della Dc, che in risposta gli avrebbe detto di "farsi gli affari suoi".

Nell'intervista Cutolo aveva parlato anche del rapporto con la figlia, che a breve compirà 12 anni: da quel momento non potrà più abbracciarla, anche con lei potrà parlare solo attraverso il vetro di separazione della sala colloqui del carcere.

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