Jolanda morta a 8 mesi, interrogata di nuova la mamma: è accusata di aver collaborato all’omicidio
Sarà ascoltata nuovamente oggi dai giudici Imma Monti, arrestata lo scorso 5 luglio con l'accusa di aver collaborato all'omicidio di Jolanda, la figlia di soli 8 mesi. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti la donna come minimo non avrebbe fatto nulla per fermare Giuseppe Passariello, che avrebbe agito di comune accordo con la compagna nella loro abitazione di Sant'Egidio del Monte Albino. Quello che viene disegnato da chi ha svolto le indagini è un vero e proprio "patto" tra i due per uccidere la bambina. Un accordo che gli avrebbe portato a concordare le linee difensive quando era ormai evidente che la morte naturale della piccola non sarebbe stata creduta. Gli inquirenti vogliono capire l'esatto ruolo della donna che, assieme al marito, deve rispondere dell'accusa di omicidio pluriaggravato e maltrattamenti in concorso.
Le intercettazioni che hanno tradito Imma Monti e Giuseppe Passariello
A essere determinanti nel designare l'accusa contro Imma Monti e Giuseppe Passariello è l'intercettazione avvenuta lo scorso 22 giugno nel commissariato di Nocera, quando i due vengono tenuti soli in una stanza proprio per monitorare le loro reazioni in attesa di essere sentiti separatamente. "Non apriamo bocca o andiamo in galera", dice Passariello, mentre la moglie afferma "l'omicidio lo abbiamo fatto", poco prima che l'uomo gli imponesse il silenzio. Imma poi si chiede se non avessero fatto male a non sbarazzarsi di un cuscino, che sarebbe proprio quello con cui Jolanda è stata soffocata.
La morte di Jolanda
È la notte del 22 giugno quando Jolanda Passariello muore all'ospedale Umberto I di Nocera Inferiore. Subito vengono notati dei segni sospetti sul corpo della piccola: lividi ma anche ustioni. La coppia era seguita dai servizi sociali, i vicini parlano di frequenti liti, di un uomo violento e iracondo, di un contesto segnato anche da difficoltà economiche. Si apre un'inchiesta ed entrambi i genitori vengono iscritti al registro degli indagati. In una prima fase a essere ritenuto responsabile – a fronte delle accuse della mamma – è il padre che viene tratto in arresto lo scorso 27 giugno. Giuseppe nega, rispedisce al mittente ogni accusa, ma per gli inquirenti le prove a suo carico sarebbero troppe per rimetterlo in libertà e viene confermata la custodia cautelare in carcere. Poco più di una settimana e viene arrestata anche la moglie dell'uomo.