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“La casa è mia”. Residente dell’albergo sociale comunale cambia serratura e lascia fuori 2 famiglie

“Questo spazio è mio, non potete più entrare”. Così un residente dell’albergo sociale del Comune di Napoli di via Alessandro Poerio ha cambiato la serratura del ballatoio comune che dà accesso agli appartamenti interni dove vivono altre due famiglie con figli a carico, tra cui anche disabili, lasciandole fuori alla porta durante l’emergenza Covid. Il caso si è verificato il 21 maggio scorso e le 2 famiglie da allora hanno trovato ospitalità presso altre famiglie del palazzo. Le famiglie, tutte in stato di disagio abitativo, convivono in una condizione di cohousing, con i bagno in comune. Il Comune ha segnalato il caso a Questura e Prefettura.
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Questo spazio è mio, non potete più entrare”. Così un residente dell'albergo sociale del Comune di Napoli di via Alessandro Poerio, alle spalle di piazza Garibaldi, ha cambiato la serratura del ballatoio comune che dà accesso agli appartamenti interni dove vivono altre due famiglie con figli a carico, tra cui anche disabili, lasciandole fuori alla porta durante l'emergenza Covid. Il caso si è verificato il 21 maggio scorso e le 2 famiglie da allora hanno trovato ospitalità presso altre famiglie del palazzo. Sono scattate delle denunce da parte delle famiglie alla Polizia di Stato del Commissariato Vicaria-Mercato. E la vicenda è arrivata sulla scrivania dell'assessorato al Welfare del Comune di Napoli, guidato da Monica Buonanno, che, contattato da Fanpage.it, ha chiarito di aver "segnalato la questione alla Questura e alla Prefettura". Una storia spinosa, perché si tratta di famiglie tutte in forte disagio che vivono da anni nel palazzo di proprietà comunale in una situazione di co-housing, con i bagni in comune. Le famiglie che vivono nell'albergo sociale sono composte in parte da sfollati dell'ex scuola Neghelli, sistemati dal Comune in via provvisoria nell'albergo sociale, attraverso la delibera 1018 del 2014, in attesa di una sistemazione definitiva che però non è mai arrivata. L'assessorato al Welfare ha chiarito che “la struttura comunale – dove al momento si trovano le famiglie – dovrebbe essere destinata ad uffici e che gli occupanti non sono assegnatari”.

L'albergo sociale di via Poerio

Lo stabile, che si trova a pochi passi da piazza Garibaldi, è di proprietà del Comune di Napoli. Nel 2014 fu inserito, assieme ad altre strutture, nel progetto per la “residenzialità temporanea di breve periodo per l'accompagnamento dei nuclei verso una fuoriuscita dal disagio abitativo”. Al primo piano ci sono gli alloggi dell'albergo sociale ai quali si accede da un ballatoio comune, da cui si entra attraverso un portoncino in legno chiuso a chiave. Sul pianerottolo ci sono quindi tre appartamenti occupati da altrettante famiglie con minori. I bagni, raccontano i residenti, sono in comune e negli scorsi mesi ci sono stati problemi legati al malfunzionamento dello scaldabagno, durante l'emergenza del Coronavirus.

La denuncia: “Le famiglie lasciate fuori casa”

La situazione, però, è precipitata a fine maggio. Secondo quanto ricostruito dalle famiglie rimaste fuori, nella denuncia presentata al commissariato di Polizia di Stato della Vicaria. La sera del 21 maggio, le due famiglie rincasando si sarebbero accorte che uno dei residenti avrebbe “cambiato la serratura di accesso al ballatoio”. Le altre famiglie allora avrebbero chiamato le forze dell'ordine per cercare di rientrare in casa. La persona, quindi, “in presenza degli agenti – è scritto nell'esposto – ci consegnava una chiave”. Aggiungendo frasi del tipo “voi non dovete entrare più su questo ballatoio, questo spazio è mio e non voglio che acceda nessuno”. A quel punto la famiglia si sarebbe allontanata “per evitare di esasperare ulteriormente gli animi”. Solo la mattina successiva, però, si sarebbe accorta che la chiave consegnataci in presenza degli agenti non apriva la porta del ballatoio, quindi allo stato attuale siamo rimasti fuori dal ballatoio e fuori dalla nostra abitazione”. Insomma, una situazione delicata, sulla quale il Comune ha attivato anche l'ausilio dei servizi sociali.

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