La fiction sulla Terra dei Fuochi? La Rai la gira in Puglia con attori locali
Girata in Puglia con attori locali che parlano con accento napoletano. La fiction Rai sulla storia di Roberto Mancini, poliziotto stroncato dal cancro il 30 aprile dell'anno scorso, dopo infiniti sopralluoghi e indagini su siti contaminati dai rifiuti tossici nella Terra dei Fuochi, si annuncia una bella sfida. La serie, "Io non mi arrendo" diretta da Enzo Monteleone e prodotta da Picomedia, è – naturalmente – ambientata in Campania, teatro del traffici delle ecomafie sui quali Mancini indagava, ma verrà girata nella regione scelta dalla produzione, con "attori e attrici pugliesi", come precisa l'annuncio dei casting apparso online. Ad interpretare il poliziotto scomparso nel 2014 e riconosciuto recentemente "vittima del dovere" per il sacrificio compiuto con il proprio lavoro, sarà il siciliano Beppe Fiorello. Per interpretare l'agente che perlustrava discariche e siti altamente pericolosi a caccia delle tracce dei traffici illeciti e che per questo perse la vita dopo rimase contaminato ben lontano nell'aspetto e nella fisicità dall'attore di Catania, ci vorrà certo un notevole sforzo artistico, come quello degli attori locali ai quali è stato specificatamente richiesto "accento napoletano o anche romano".
Terra dei Fuochi in Puglia? Una questione di business
Una scelta, quella della di mettere in scena la vicenda lontano dal reale scenario dei fatti, non certo di natura artistica e che ha generato non pochi commenti e critiche sui social network. Scrive sulla sua pagina Facebook l'attrice, che con Beppe Fiorello ha condiviso il set della fiction su Giuseppe Moscati, Antonella Stefanucci: "Questa è una fiction sulla Terra dei fuochi, dunque ambientata in Campania, ma si gira in Puglia perché la film commission pugliese ci mette, fortunatamente, qualche soldino. Giustamente pretende che una buona parte di attori vengano presi in Puglia, ma la casting list dice che gli attori devono avere accento napoletano. Lascio a voi dedurre il risultato…". Al post sul social network fanno seguito decine di commenti sullo stesso tono dei tanti che si chiedono: perché privare la Campania già provata in alcuni rami della sua economia dal dramma degli interramenti abusivi e della pessima pubblicità, dell'occasione di riscatto di realizzare, sul suo territorio, un prodotto artistico che documenti lo scempio di cui i suoi cittadini sono stati vittima? le polemiche