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La Madonna delle Grazie doveva inchinarsi al boss: un omaggio al clan Belforte

Sette arresti nel clan Belforte: quattro in carcere, tre ai domiciliari. Devono rispondere a vario titolo di associazione di tipo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti. Tra le prove di forza del clan anche il passaggio della processione della Vergine delle Grazie sotto casa per un “inchino”.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Immagine di repertorio
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Sette persone sono state arrestate dai carabinieri perché ritenute, a vario titolo, responsabili di associazione di tipo mafioso e traffico di sostanze stupefacenti. I sette arrestati sono ritenuti tutti affiliati al clan camorristico dei Belforte: quattro di loro sono finiti in carcere, per altri tre sono invece scattati gli arresti domiciliari. Tra gli episodi rilevati dagli inquirenti, anche la deviazione di una processione religiosa sotto casa della famiglia camorristica, come ulteriore prova di forza. Si tratta della processione della Vergine delle Grazie, che nel luglio 2017 si "inginocchiò" davanti la casa dei Belforte come "omaggio".

Ad essere arrestati questa mattina stati Concetta Buonocore, moglie di Antonio Della Ventura detto ‘o coniglio, capozona a Caserta per il clan Belforte, ed il genero Michele Maravita. La prima teneva sotto controllo le attività illecite del gruppo, organizzando anche i regolamenti di conti a chi mancasse di rispetto al genero; quest'ultimo, invece, gestiva direttamente le attività per conto della suocera: una sala scommesse a Casagiove, un parcheggio ed un negozio di animali a Maddaloni, nonché il traffico di droga, usura, estorsioni e riciclaggio, provvedendo anche al "sostentamento" di collaboratori e detenuti del clan.

Arrestati anche Agostino Vergone, braccio destro di Michele Maravita, che riforniva e conduceva le piazze di spaccio, nonché Consiglia D'Angelo, considerata la "faccendiera" di Concetta Buonocore, procurando ad esempio anche telefoni cellulari intestati a soggetti fittizi e l'organizzazione degli accompagnamenti in carcere per le visite ai parenti del clan.

I tre finiti ai domiciliari sono invece Ferruccio Coppola, Umberto Giglio e Giuseppe Orefice: i primi due, assieme a Paolo Cinotti, erano i pusher del gruppo, mentre il terzo si occupava dell'intermediazione. Cinotti, invece, era stato coinvolto in un agguato nel maggio 2017, quando avrebbe avuto intenzioni di rendersi "autonomo": a sparare sarebbe stato proprio Vergone, come ricostruito dagli inquirenti. Un agguato nel quale Cinotti venne aggredito, ma senza riportare gravi conseguenze.

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