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La Mehari di Giancarlo Siani torna sotto casa del boss Gionta

Il 21 settembre 2015 ha sfilato per le strade della città vesuviana un corteo in ricordo di Giancarlo Siani, ucciso 30 anni fa per mano di sicari del clan Gionta che misero fine alla sua vita dopo gli articoli pubblicati su Il Mattino dal giornalista. L’auto di Siani si è fermata davanti a palazzo Fienga, roccaforte dei Gionta, sgomberato a Gennaio dalle forze dell’ordine.
A cura di Andrea Parrella
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Tante persone in strada per testimoniare d'esserci. Cittadini normali, volti di tutti i giorni, che hanno sfilato in corteo per ricordare la figura di Giancarlo Siani. Accade a Torre Annunziata, a due giorni dal doloroso anniversario che ricorda la morte del cronista. Lì, per quelle strade, ha sfilato insieme ai tanti che hanno voluto dire "no" alla camorra un puntino verde che è sintesi di tutto: l'auto di Siani, quella nella quale si trovava quando si consumò l'efferato delitto nel settembre del 1985. Partito dal centro storico della località vesuviana, il corteo è stato accompagnato dalla commozione dei manifestanti e si è simbolicamente fermato nei pressi di palazzo Fienga, roccaforte dei Gionta, sgomberato a Gennaio dalle forze dell'ordine.

Spesso le cose parlano per le persone, riescono a rappresentare quelle persone meglio di quanto sarebbero in grado di fare fotografie, registrazioni audio o video: è per questo che si chiamano "cimeli". Nel caso di Giancarlo Siani e della sua Mehari, l'auto utilizzata dal giornalista ucciso dalla camorra 30 anni fa a causa dei suoi articoli sul Mattino che indagavano sui clan di Torre Annunziata, non c'è nulla di aleatorio: quell'automobile è, in assoluto, il simbolo fisico, tattile, di una memoria storica riacquisita, riabilitata, recuperata.

Storia della Mehari di Giancarlo Siani

A testimoniarlo è l'impensabile viaggio compiuto dall'auto verde in questi ultimi trent'anni. Un percorso tinto da una magia dolorosa che ha voluto si allontanasse dal luogo in cui doveva stare, venduta dalla famiglia che evidentemente non riusciva a convivere con il ricordo che la visione di quell'auto suscitava, poi ritrovata, rimessa a nuovo, per la realizzazione del film ispirato alla vicenda di Giancarlo Siani, Fortapàsc, di Marco Risi. Da allora la Citroen Mehari è assurta legittimamente a simbolo di tutte le storie di vittime innocenti della criminalità organizzata, oltre che della libertà di stampa e di parola. A rimetterla in moto, due anni fa, Roberto Saviano, che avviò una staffetta che portò in giro per la città l'auto, per poi arrivare addirittura al parlamento europeo a Bruxelles qualche mese più tardi. La storia della Mehari è la storia di Giancarlo Siani ed è il veicolo sul quale il suo coraggio, la curiosità onesta e incondizionata e un autentico, viscerale amore per la verità, continueranno a viaggiare.

30 anni dalla morte di Siani, le iniziative

Il 23 settembre 2015 ricorrerà il trentennale dalla morte del cronista de Il Mattino Giancarlo Siani, brutalmente ucciso per mano dei sicari del clan Gionta in seguito a suoi articoli pubblicati sul quotidiano che mettevano a repentaglio la credibilità e la stabilità del clan di Torre Annunziata. Saranno molte le attività e le iniziative con le quali Napoli e i napoletani ricorderanno il giornalista, morto giovanissimo, a cominciare dalla deposizione dei fiori presso le Rampe Siani, al Vomero, dove saranno presenti rappresentanti delle principali istituzioni locali, dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris, al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

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