video suggerito
video suggerito
Covid 19

La ricerca: col farmaco anti artrite Tocilizumab migliorato il 77% dei pazienti

I ricercatori dell’Università di Brescia hanno pubblicato i risultati di uno studio effettuati su 100 pazienti trattati col Tocilizumab, il farmaco anti artrite usato anche per la terapia Ascierto. Nel 77% dei casi è stato registrato un miglioramento o i pazienti si sono stabilizzati. I risultati saranno pubblicati su Autoimmunity Reviews.
A cura di Nico Falco
10.111 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

I pazienti affetti da Covid-19 trattati con il Tocilizumab hanno mostrato evidenti miglioramenti nel 77% dei casi. Il dato è quello dello studio dei ricercatori dell'Università di Brescia, che hanno pubblicato i dati sui primi 100 pazienti trattati con questa terapia presso gli Spedali Civili di Brescia; si tratta della serie più ampia disponibile in letteratura medica, il farmaco è quello che fa parte della "terapia Ascierto", elaborata dal medico e ricercatore del Pascale di Napoli Antonio Paolo Ascierto.

Nel 77% dei casi, affermano i ricercatori, le condizioni respiratorie dei pazienti sono migliorate o si sono stabilizzate. Lo studio fa seguito ai risultati incoraggianti che si sono avuti utilizzando il Tocilizumab su 20 pazienti in Cina e nei primi due pazienti italiani trattati all'ospedale Cotugno di Napoli; i risultati verranno pubblicati sul numero di luglio della rivista Autoimmunity Reviews.

Lo studio, si legge sul sito dell'Università di Brescia, "mostra che la polmonite Covid-19 con sindrome da distress respiratorio acuto è caratterizzata da una sindrome iperinfiammatoria e sostiene l'ipotesi che la risposta al Tocilizumab si associ ad un significativo miglioramento clinico. Nel 77% dei pazienti, condizioni respiratorie migliorate o stabilizzate". La ricerca è stata diretta e coordinata da un gruppo di specialisti di Anestesia e Rianimazione, Malattie Infettive, Reumatologia, Pediatria, Biochimica Clinica e Immunologia dell’Università degli Studi di Brescia (gruppo COMETA – acronimo di COVID-MEdiated hyper-inflammaTory stAte).

È stato analizzato l'andamento di 100 pazienti trattati dal 9 al 20 marzo che si erano mostrati refrattari a tutte le altre terapie disponibili. Di questi pazienti, spiega il professor Nicola Latronico, dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione 2 e portavoce dello studio, 43 sono stati trattati col Tocilizumab nell'Unità di Terapia Intensiva e gli altri 57 fuori dalla Rianimazione per mancanza di posti letto.

Di questi ultimi 57 pazienti, 37 (65%) hanno mostrato miglioramento ed è stata sospesa la ventilazione non invasiva, 7 (12%) sono rimasti stabili nella Terapia e Intensiva e 13 (23%) sono peggiorati (10 morti, 3 ricoverati in Rianimazione). Dei 43 pazienti trattati in Terapia Intensiva, invece, 32 (74%) hanno mostrato evidenti miglioramenti (17 sono stati trasferiti in reparto ed è stata sospesa la ventilazione artificiale), 1 (2%) è rimasto stabile e 10 (24%) sono morti. Complessivamente, conclude il prof. Latronico, c'è stato un miglioramento o una stabilizzazione nel 77% dei pazienti e di questi 61 hanno mostrato una riduzione significativa delle lesioni polmonari e 15 sono stati dimessi.

I ricercatori del gruppo COMETA (dal sito dell'Università di Brescia)
I ricercatori del gruppo COMETA (dal sito dell'Università di Brescia)
10.111 CONDIVISIONI
32831 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views