“La vostra libertà puzza di infamità”, lo striscione affisso nel feudo del clan Lo Russo
"La vostra libertà puzza di infamità. Via da questa città". Lo striscione, lungo diversi metri, è comparso ieri mattina davanti a un asilo di Piscinola, a via Janfolla. La zona è quella che per anni è stata il feudo del clan Lo Russo, ora decimato dagli arresti e dal pentimento di capi storici, nuovi boss e gregari. E anche il messaggio sembra diretto proprio ai "capitoni", alla vigilia di un processo importante: la settimana prossima inizierà l'Appello per l'omicidio di Genny Cesarano, il ragazzo di 17 anni ucciso da innocente nel Rione Sanità nell'ambito degli scontri tra i Lo Russo e i Genidoni-Esposito. Il raid, hanno ricostruito gli inquirenti anche sulla base delle dichiarazioni di giustizia, fu la conseguenza di una sparatoria avvenuta poco prima a Miano, in via Janfolla, dove abitavano molti pregiudicati dei Lo Russo; così, per rispondere al fuoco dei killer dei Genidoni-Esposito, la batteria di fuoco arrivò in piazza Sanità e aprì il fuoco. Per strada c'era un gruppo di ragazzi, tra cui Genny Cesarano, che non aveva legami con la criminalità organizzata; venne raggiunto da una delle pallottole impazzite e morì sul colpo. Diversi dei pregiudicati coinvolti in quell'omicidio hanno deciso di pentirsi.
Lo stesso boss dell'epoca, Carlo Lo Russo, è diventato testimone di giustizia e ha iniziato a collaborare coi magistrati facendo nomi di affiliati e ricostruendo diversi agguati; anche uno dei killer, Mariano Torre, dopo la condanna in primo grado all'ergastolo aveva fatto la stessa scelta e potrebbe aiutare la magistratura a chiarire i contorni non solo della morte del ragazzo ma anche di almeno altri tre agguati. Lo striscione trovato ieri potrebbe essere un messaggio indirizzato a loro, il riferimento sarebbe proprio la scelta di collaborare con la giustizia nella speranza di ottenere uno sconto di pena. Anche la firma alla fine della scritta porterebbe in questa direzione: "Ztl Lo Russo", una scritta comparsa già su numerose palazzine che facevano parte della zona di influenza dei "capitoni" e che è al centro di parallele indagini.