A dirla brutalmente: chi muore giace, chi vive si dà pace. Ordunque, datevi pace. Pino Daniele e Massimo Troisi non ci sono più e se esiste ‘o munno ‘a verità, forse ci guardano un po' contenti di non vivere i nostri miserabili tempi. Scomodarli per la polemica contro Matteo Salvini significa calarli in una dicotomia che non tiene conto di tante cose. I «Pino avrebbe detto» (anche se a sostenerlo è uno dei fratelli del cantautore, con tutto il rispetto) o «Massimo avrebbe commentato» su cosa si basano esattamente? È vero, Pino Daniele ebbe un duro scontro con Umberto Bossi per il suo "questa Lega è una vergogna" e per altre affermazioni che gli costarono una querela per diffamazione. Ma poi trovò la via della riappacificazione (forzata, voluta, non sta a noi giudicare) e scese in campo per l'emergenza rifiuti a Napoli quando era ministro Stefania Prestigiacomo con Berlusconi premier.
E Massimo Troisi? Sarcastico, tagliente, fece battute affilatissime sulla Lega degli anni Novanta (celebre un monologo preconizzatore su Peppino Di Capri leghista). Ma siamo sicuri che una personalità così complessa e anticonformista sarebbe finita su Facebook o su Twitter a commentare la qualunque?
Pino e Massimo erano belli, erano poeti, erano artisti a tutto tondo: non ingabbiateli. E soprattutto, se li amate, non sventolateli come vessillo di battaglie che state combattendo voi, oggi. Loro non ci sono più. Ci resta la loro arte e la loro dolcezza: non imbruttitela. In tempi di parole a qualsiasi costo chi sa se non avrebbero scelto, invece, la più preziosa delle cose: il silenzio.