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Lavoratori Fastweb chiedono aiuto alla politica: “Il nostro trasferimento come un licenziamento”

Il messaggio disperato dei lavoratori Fastweb reintegrati dopo una battaglia giudiziaria contro l’operatore delle telecomunicazioni ma spediti tutti a Bari, a centinaia di chilometri di distanza dalle loro famiglie: “Atto persecutorio”. Appello alla politica, dal vicepremier Luigi di Maio al presidente della Regione Vincenzo De Luca.
A cura di Cir. Pel.
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Non citano direttamente alcun uomo politico, ma è chiaro che il pensiero va a chi, in Campania si sta spendendo per molte vertenze tranne che per la loro, dal vicepremier Luigi di Maio al presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. A nessuno dunque importa della vertenza dei lavoratori Fastweb, trasferiti tutti d'imperio a Bari dopo aver vinto una importante vertenza in tribunale?

Questi i fatti: nel 2012 Fastweb cede il ramo d'azienda dei call center. E 720 lavoratori vengono trasferiti ad altre aziende. In 72, da diversi centri d'Italia, decidono che non può andare così. E fanno causa all'azienda. Il motivo? Secondo loro quella è una esternalizzazione di fatto che non può seguire un iter senza garanzie per i lavoratori Nel 2015 la magistratura ha dato ragione ai lavoratori ed ha condannato Fastweb al reintegro dei 72 dipendenti. Dopo 4 anni di attese e istanze, Fastweb si è finalmente decisa e tra un proclama sulla fibra ottica e l'altro sulle iniziative per la banda larga ha fatto un "bel regalo" ai suoi lavoratori: reintegrati, sì ma presso la sede di Bari a centinaia di chilometri di distanza dalle loro case. Ventitrè di loro sono napoletani. "Non si tratta di un reintegro – spiega a Fanpage.it Luigi Rozier uno dei 72 lavoratori – ma di un licenziamento velato, ci stanno costringendo a scegliere tra la famiglia e il lavoro. I 72 lavoratori sono di Napoli, Milano, Torino, Catania e tanti altri luoghi d'Italia che sono distanti centinaia e centinaia di chilometri da Bari".

Proprio a Napoli Fastweb mantiene ancora una delle sue sedi. "Io ho due figli, sono sposata e ho un familiare con disabilità che ha bisogno di cure – spiega a Fanpage.it Marianna Petruccio – questo è un atto persecutorio nei confronti di dipendenti che chiedono solo di lavorare nella loro città". I lavoratori e le loro famiglie si ritrovano con una vita stravolta, come racconta Ornella Sceral : "I miei figli giocano ad un gioco che si chiama "Monopoli Italy", il più piccolo ha acquistato la città di Bari e mi ha detto: "Mamma ha comprato Bari così tu non vai più a lavorare lì, non ti trasferisci".

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