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Le intercettazioni non sono autorizzate: scarcerati il boss e i suoi fratelli

Il gup del Tribunale di Napoli ha disposto la scarcerazione del boss Giuseppe Casella e dei suoi due fratelli Eduardo e Vincenzo e di altri indagati – in tutto 13 persone – nonostante il pm avesse chiesto 20 anni di reclusione per i tre fratelli. Le intercettazioni ambientali sulla quale si è basata tutta l’indagine, infatti, non erano state autorizzate.
A cura di Redazione Napoli
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Intercettazioni non autorizzate: e il boss e gli altri affiliati tornano in libertà. Il gup del Tribunale di Napoli ha disposto la scarcerazione del boss Giuseppe Casella, dei suoi fratelli Eduardo e Vincenzo, e di altri affiliati al clan – in tutto sono 13 le persone tornate in libertà – perché le autorizzazioni ambientali non erano autorizzate, mentre lo erano soltanto quelle telefoniche. Tutta l'inchiesta che ha portato agli arresti, però, si basava proprio sulle intercettazioni captate nella casa di Casella, nella sua automobile: ordini agli affiliati, spartizioni di denaro, sparatorie contro i clan rivali. Nonostante questo e nonostante le dichiarazioni di 13 collaboratori di giustizia, che hanno confermato l'esistenza del clan, il gup ha però ordinato l'assoluzione e la scarcerazione di tutti gli indagati per non aver commesso il fatto.

Eppure, il pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli aveva chiesto 20 anni di reclusione per Giuseppe Casella e per i fratelli Eduardo e Vincenzo e 10 anni per gli altri indagati, che ora invece sono tutti liberi. Ieri, quando a Ponticelli, quartiere di origine dei Casella, periferia Est di Napoli, è circolata la notizia, sono stati esplosi numerosi fuochi d'artificio e nel quartiere i festeggiamenti sono andati avanti per tutta la notte.

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