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Le mani della camorra sul traffico di droga: 26 arresti nel clan D’Alessandro

Alleanze tra clan, prezzi fissi, donne incinte come corrieri: così la camorra gestiva il traffico di droga dalla Calabria alla penisola sorrentina. Ventisei persone appartenenti al clan D’Alessandro indagate dai carabinieri: 14 sono in carcere, 7 ai domiciari, 5 con l’obbligo di obbligo di presenza alla polizia giudiziaria.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Una maxi operazione contro il clan D'Alessandro è stata compiuta alle prime luci dell'alba di oggi, martedì 2 giugno, dai carabinieri di Torre Annunziata: 26 le persone coinvolte, di cui 14 portate in carcere ed altre, 7 agli arresti domiciliari e 5 sottoposte all'obbligo di presenza alla polizia giudiziaria. I reati vanno, a vario titolo, dall'associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla detenzione illecita e cessione di sostanza stupefacente: tutti reati aggravati dalle finalità mafiose, per aver agito secondo gli inquirenti all'interno dei clan D'Alessandro di Castellammare di Stabia ed al sodalizio degli Afeltra-Di Martino, che opera sui vicini Monti Lattari.

L'alleanza tra clan di camorra

Le indagini sono partite nel 2017, e hanno portato a scoprire come il clan D'Alessandro gestisse l'intero traffico di droga nella propria zona, tra Castellammare di Stabia, Santa Maria la Carità, Vico Equense e la penisola sorrentina. Un sistema che sui Monti Lattari aveva come proprio ramo il clan Afletra-Di Martino, con il quale i D'Alessandro si erano alleati. Di fatto, l'intera area stabiese era sotto il controllo dei clan, che avevano ramificato la loro organizzazione a tutti i settori relativi al traffico di droga.

Tra i corrieri anche donne incinte

La droga arrivava soprattutto attraverso la Calabria, grazie alla cosca della ‘ndrangheta dei Pesce-Bellocco di Rosarno, considerati i boss della zona della Piana di Gioia Tauro. La droga veniva nascosta in carichi di frutta e verdura che proveniva dalla zona in Campania, ma i clan non si faceva scrupoli di usare anche donne incinte per eludere i controlli. Marijuana ma anche cocaina, che soprattutto in penisola sorrentina faceva fare affari d'oro ai clan.

Prezzi fissi per pagare detenuti e famiglie

Il sistema prevedeva anche una sorta di "piattaforma unica" per la distribuzione della droga nelle piazze di spaccio stabiesi e sorrentine, con i vertici del clan che avevano imposto anche un prezzo minimo di vendita che permettesse di ottenere una quota fissa che finiva poi nelle casse del clan come parte da destinare ai detenuti ed alle famiglie di quest'ultimi.

Sequestrati anche diversi beni agli indagati

Oltre agli arresti, sequestrati preventivamente anche ingenti quantitativi di droga, ma anche beni immobili (10 autoveicoli e 2 motocicli), immobili (13 tra appartamenti e ville residenziali), rapporti finanziari (46 tra conti correnti, libretti di risparmio, depositi di titoli, carte di credito) e perfino quattro aziende: una che produce prodotti caseari, un negozio di articoli di pelletteria, una società gestore di servizio per taxi situate a Castellammare di Stabia ed un negozio di oggettistica cimiteriale a Rosarno). Sottoposte a sequestro preventivo anche quote di due società: una di Castellammare di Stabia, che si occupa di cibo per asporto, e ad una impresa edile di Salerno, per un valore complessivo stimato in 15 milioni di euro.

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