Lettera di Natale del parroco ai fedeli: “Denunciate gli sversamenti abusivi di rifiuti”
Celebrare il Natale denunciando gli sversamenti abusivi di rifiuti sul Vesuvio e proseguendo la battaglia per l’acqua pubblica. È l’invito che don Marco Ricci, parroco di Santa Maria della Consolazione a Ercolano, rivolge a tutti i suoi parrocchiali in vista dell’ormai imminente 25 dicembre. “Impegniamoci a difendere e custodire la nostra Madre Terra del Vesuvio da ogni forma di inquinamento elettromagnetico ed avvelenamento di fusti tossici e sversamenti illeciti, denunciando ogni scempio ambientale di cui siamo a conoscenza o assistiamo – ha scritto don Marco nella consueta lettera natalizia ai suoi parrocchiani – Difendiamo l’acqua come bene comune per attuare il referendum del 2011 togliendone la gestione ai privati ed evitando i distacchi selvaggi, così come già avvenuto a circa 400 famiglie della nostra città; leggiamo e meditiamo la bella enciclica di Papa Francesco “Laudato Si” sulla salvaguardia del creato nostra “casa comune”.
Alcuni anni fa, don Marco, insieme ad altri sacerdoti coraggiosi, aveva consentito alle forze dell’ordine di individuare una discarica abusiva con rifiuti tossici sul Vesuvio, nel territorio della sua Ercolano. Una indagine fatta preparare da don Marco attraverso la consegna di questionari a parrocchiani, aveva fatto emergere che, tra i suoi fedeli, due famiglie su tre vivevano il dramma di una persona ammalata di tumore. Prendendo spunto dal fatto che il Natale 2015 cade all’interno del giubileo della misericordia fortemente voluto da papa Francesco, Don Marco, che ha la fama di “sacerdote sociale” chiede, inoltre, a “chi presta denaro” di cessare “immediatamente di fare usura, non applicando nessun interesse” e di condonare i debiti che sfruttano la miseria della povera gente in difficoltà.”
A chi “è schiavo del gioco, dell’alcool, della droga o di qualunque altro vizio” chiede di farsi “aiutare dai centri di ascolto e da comunità e gruppi per iniziare un cammino di disintossicazione e liberazione”. Chi vive nella “schiavitù della camorra e dell’illecito” abbandoni questa vita che produce facili guadagni ma che conduce solo alla morte” e “chi è schiavo e vittima di usura, racket o altri crimini denunci senza paura”. Don Marco rivolge un appello anche ai politici ed agli uomini che reggono le sorti della Chiesa: “chi ricopre pubbliche cariche politiche, amministrative e religiose si liberi dalla schiavitù della poltrona, del potere e del denaro rinunciando ad ogni forma di corruzione.”