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Licenziamenti Jabil, i proprietari confermano tutti i tagli. Scontro coi sindacati

La Jabil di Marcianise conferma i 190 licenziamenti collettivi scattati il 25 maggio, rivendicando la decisione come “adottata all’esito di un percorso legittimo”. Sindacati sul piede di guerra, prosegue lo sciopero ad oltranza. “Non è possibile che una multinazionale si senta al di sopra delle leggi”, ha spiegato a Fanpage.it Francesco Percuoco della FIOM Caserta.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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I dipendenti in protesta all'esterno della Jabil di Marcianise.
I dipendenti in protesta all'esterno della Jabil di Marcianise.

La Jabil di Marcianise conferma i 190 licenziamenti annunciati nei giorni scorsi. L'azienda statunitense ha spiegato che, dal proprio punto di vista, si tratta di licenziamenti "legittimi", ma è scontro con i sindacati dei lavoratori che, dal canto loro, sono sul piede di guerra. La vicenda è particolarmente complessa e si trascina ormai da un anno, da quando cioè la Jabil annunciò l'intenzione di procedere ai licenziamenti collettivi per salvaguardare lo stabile casertano.

La Jabil: "Procedura di licenziamento legittima"

"Jabil ha seguito l’iter procedurale previsto dalle leggi italiane in materia di licenziamenti collettivi, effettuando i vari incontri previsti con i sindacati e le istituzioni", ha fatto sapere l'azienda, che nel giugno 2019 annunciò ben 350 esuberi. Per 160 di loro si è provveduto a trovare un'intesa, tra uscite incentivate e ricollocazione. Per altri 190, invece, pochi giorni fa era arrivata la doccia fredda del licenziamento collettivo a partire dal 25 maggio, in piena pandemia da coronavirus. "Secondo i tempi della procedura, Jabil avrebbe dovuto procedere ai licenziamenti già il 23 marzo 2020. Con l'avvento della pandemia da CoViD-19 si è stabilito con un accordo siglato con i sindacati di posticipare i licenziamenti al 25 maggio, cosa che poi abbiamo effettivamente fatto", ha precisato l'azienda.

La Jabil, che ha rimarcato che "i licenziamenti sono stati adottati all'esito di un percorso legittimo", si è anche detta "disponibile a revocare da subito i licenziamenti, a richiedere ulteriori 5 settimane di CIGO Covid (la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria prevista dal Governo durante la pandemia proprio per evitare licenziamenti, ndr), a riaprire alle opportunità di reimpiego presso altre aziende ed a rifinanziare con nuovi fondi questo processo". Ma, a detta della azienda, si sarebbe "registrata una chiusura totale sulla condizione posta da Jabil che ha costretto l'azienda, suo malgrado, ad interrompere le trattative".

Lavoratori in sciopero ad oltranza

Nei giorni scorsi era iniziata la protesta dei lavoratori, appena ricevuta comunicazione del licenziamento collettivo che sarebbe di lì a poco partito, con uno sciopero ad oltranza. "Non è possibile che una multinazionale si senta al di sopra delle leggi, chiediamo il ritiro dei licenziamenti ed il governo sostiene la nostra posizione, è stato proprio il governo ad imporre il blocco dei licenziamenti durante la pandemia", aveva spiegato a Fanpage.it Francesco Percuoco della Fiom di Caserta. Tra le persone raggiunte dal licenziamento collettivo anche Pietro Delle Cave, familiare di vittima di camorra: suo suocero venne ucciso nel 2008 dal clan dei Casalesi perché aveva denunciato i suoi estorsori.

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