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Lo strano bando di Abc: 11 giorni per trovare l’ufficio stampa dell’acquedotto di Napoli

L’acquedotto di Napoli guidato dal re delle coop sociali Sergio D’Angelo, ex assessore con De Magistris, cerca un ufficio stampa per soli 6 mesi. Ma è stato possibile presentare domanda soltanto per 11 giorni.
A cura di Cir. Pel.
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Sergio D'Angelo e Luigi De Magistris
Sergio D'Angelo e Luigi De Magistris

Un bando quanto meno strano, quello pubblicato lo scorso 18 ottobre dall'Abc, Acqua Bene Comune, ovvero l'acquedotto di Napoli, società del Comune di Napoli amministrata attraverso un commissario, Sergio D'Angelo, il ‘re' delle cooperative sociali (Gesco) già assessore al Welfare con Luigi De Magistris. Strano, per due motivi: il primo è la richiesta. L'Abc cerca un ufficio stampa. Fin qui nulla di male, se non fosse che il bando è per appena un semestre. Sei mesi appena per un giornalista da cui l'acquedotto vuole un lavoro a dir poco complesso: «potenziare la comunicazione aziendale (sia di natura giornalistica sia di carattere tradizionale che innovativo, ad esempio blog, social network, ecc.) – si legge – nonché di diffondere le future iniziative giornalistiche di Abc».

L'acquedotto «a corto di liquidi» come sarcasticamente scrive Stylo24, il sito che ha dato per primo la notizia del bando firmato da Sergio D'Angelo, ha altresì scelto una tempistica a dir poco singolare per la sua ricerca di un giornalista professionista a 1.000 euro al mese competente in comunicazione scritta, “social” e “on-line” (quale sia la differenza fra le tre comunicazioni secondo Abc Napoli non è indicato), con esperienza di attività di ufficio stampa e  capacità di realizzazione di servizi filmati e  conoscenza di temi legati all’acqua pubblica ed al settore idrico. Il bando è stato pubblicato il 18 ottobre sul sito – non proprio frequentatissimo dell'acquedotto partenopeo – e la scadenza per la presentazione delle domande è stata fissata «entro e non oltre le ore 15 del giorno 28 ottobre». Appena 11 (o 10, dipende dai punti di vista) giorni per venire a conoscenza di un bando pubblico in una città che annovera centinaia di giornalisti professionisti precari e pubblicisti? Senza nemmeno una comunicazione all'Ordine dei Giornalisti o al sindacato, per ‘rilanciare' efficacemente il bando attraverso i giornalisti? Insomma, il gioco di parole è scontato:  la storia fa acqua da tutte le parti.

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