“Non è meglio stare a casa?” Luciano De Crescenzo è sempre il più saggio (anche col Coronavirus)
Luciano De Crescenzo non c'è più dall'estate del 2019, ma è rimasto comunque con noi, fra noi. Basta spulciare la "sua filosofia", contenuta in decine di libri di enorme successo per decretarne l'attualità delle sue riflessioni, la stessa dei grandi pensatori che raccontava e divulgava. E così anche "ai tempi del Coronavirus" (tanto per voler citare l'ennesima volta male Gabriel García Márquez) il poliedrico ingegnere-scrittore-filosofo-regista napoletano ci viene in soccorso. Lo fa in "Storia della filosofia moderna", dove analizzando i pensieri del genio Blaise Pascal, divaga, come al solito, e ci porta in giro tra la napoletanità, quella vera, e il suo immortale umorismo. Si parte dal Pensiero 345 di Pascal, la "Distrazione", quello per intenderci in cui il filosofo francese dice: «ho scoperto che tutta l'infelicità degli uomini deriva da una sola causa: dal non saper restarsene tranquilli, in una camera».
Pensiero mai tanto attuale, nei giorni in cui l'Italia intera è quasi sotto chiave, costretta così per limitare il contagio dal temibile Coronavirus.
Luciano nel libro conferma: «Sì. Tutta l'infelicità del mondo dipende dal fatto che nessuno vuole stare a casa sua. Per capirlo basta pensare alle guerre, alle crociate, al Titanic e alle file chilometriche che si creano sulle autostrade nel mese di agosto».
«Io – continua – ogni volta che salgo su un'auto, paragono i motivi che mi hanno spinto a viaggiare agli inconvenienti che mi aspettano. Dipendesse da me, farei installare su tutti i caselli delle autostrade degli enormi display con su scritto: "Siete sicuri di voler fare questo viaggio? Ci avete pensato bene? E se invece ve ne tornaste indietro? Siete ancora in tempo!». E poi conclude da par suo: "Certo è che il momento più bello di un viaggio è quando si riapre la porta di casa». Parole sagge. Oggi come non mai.