È morto Luciano De Crescenzo, raccontò Napoli con ironia. Aveva 90 anni
È morto Luciano De Crescenzo poco dopo le ore 16 di giovedì 18 luglio 2019 a Roma, al Policlinico Gemelli, dov'era ricoverato da alcune settimane. Artista poliedrico, uomo di scienza, napoletano doc: scrittore, regista, attore che arrivò al grande pubblico dapprima come ironico divulgatore della filosofia, autore di bestseller di saggistica tradotti in decine di lingue e poi come regista, attore e conduttore televisivo.
Luciano De Crescenzo era nato il 18 agosto 1928 a Napoli (anche era stato registrato il 20 agosto all'anagrafe), nel borgo di Santa Lucia (abitò al civico 40 di via Generale Orsini, nello stesso stabile in cui era nato il suo storico amico Carlo Pedersoli, in arte Bud Spencer). Viveva ormai da tempo a Roma ed è stato assistito col cuore e con la mente, fino all'ultimo, dalla figlia Paola De Crescenzo, dal genero, dai nipoti e dal suo storico agente Enzo D'Elia. Al capezzale dell'intellettuale napoletano c'erano gli amici di sempre: Marisa Laurito, Renzo Arbore, Domenico De Masi.
L'uomo, pur avendo dato grande prova di lucidità in alcune interviste che ha concesso alla soglia dei novant'anni, soffriva di una patologia neurologica. Di recente una polmonite aveva determinato un peggioramento delle sue condizioni generali, già molto precarie. De Crescenzo già da qualche anno ormai non prendeva più parte a eventi pubblici.
L'ultimo grande applauso del suo pubblico gli era stato tributato qualche settimana prima a Positano, dove il comico e regista Alessandro Siani aveva presentato il libro scritto a quattro mani con il filosofo, "Napolitudine". Il sindaco di Napoli ha proclamato lutto cittadino nel giorno dei funerali dell'artista, il 20 luglio 2019 alla chiesa di Santa Chiara.
La vita e carriera di Luciano De Crescenzo
Difficile raccontare la carriera di Luciano De Crescenzo, l'ingegnere filosofo. Fu ricca di colpi di scena, come ricca di ‘picchi' la sua vita: dapprima ingegnere all'Ibm (si era laureato in Ingegneria Idraulica ma aveva subito abbracciato le nuove tecnologie) ma con la grande, grandissima passione per la divulgazione, i libri, le fotografie, la filosofia, le humanae litterae. Luciano fu ospite in tv Maurizio Costanzo e lì la svolta alla sua vita: con un clamoroso per quanto giocoso ‘referendum' televisivo chiese agli spettatori: «È meglio che faccio lo scrittore o che torno a fare l'ingegnere?». La risposta la diede il pubblico: milioni di copie vendute, sempre con Mondadori, la sua casa editrice italiana dal primo all'ultimo giorno, decretarono il successo dello scrittore-filosofo-divulgatore che aprì un solco in un terreno culturale all'epoca non ancora dissodato: rendere accessibile la filosofia.
Parliamo di quasi 20 milioni di copie vendute nel mondo, di cui 7 milioni soltanto in Italia. Le sue opere sono state tradotte in 19 lingue e diffuse in 25 Paesi nel mondo, dal greco al giapponese, dal tedesco al francese. «Ricordo – racconta proprio Maurizio Costanzo – quando a ‘Bontà Loro', nel 1977, presentai il libro "Così parlo' Bellavista'. Allora era un ingegnere. Ecco, lo dico sinceramente: quella trasmissione lo fece dimettere da ingegnere e fece lo scrittore├. Fra il 1976 e il 1977 il libro sul professor Gennaro Bellavista vendette la bellezza di 600mila copie. Un vero e proprio caso letterario che nessuno poté più ignorare.
Ma Luciano De Crescenzo non era solo uno scrittore. Fu anche un grande e apprezzatissimo divulgatore televisivo, padroneggiò con sapienza il mezzo. Bello, affascinante, intenso, occhi azzurri, sorriso sardonico e profondo, in età matura canuto come un filosofo greco, capace di grande empatia: la tv e il cinema ne furono subito estasiati. Così nacque il sodalizio artistico un altro grande amico, Renzo Arbore.
E ancora, le collaborazioni con Roberto Benigni, un momento magico per il mondo dello spettacolo napoletano che era ‘di stanza' a Roma ma portava il sorriso partenopeo in tutta la città. E nacquero capolavori di ironia come "Così parlò Bellavista", film delizioso e ancora gettonatissimo nelle tv private napoletane.
Luciano andò via da Napoli per Milano prima e poi per Roma: lì c'erano l'editoria, la tv e il cinema. Ma con la città ebbe sempre un rapporto incredibile, intenso, mai interrotto. Pareva di poterlo incontrare da un momento all'altro all'angolo di un vicolo o fermo ad ammirare una statua o meglio ancora, a spiegare a un turista straniero la bellezza di quel palazzo o la storia di quell'antica via napoletana.
Mai rassegnato ai cronici ‘mali di Napoli', consapevole del fatto che fosse necessario il concorso positivo di tutti per sconfiggerli, De Crescenzo ha sempre fatto vincere la speranza, legata all'antica ironia partenopea: mai una parola fuori posto, mai un attacco scomposto, un signore d'altri tempi. E anche quest'atteggiamento ha decretato un legame con la città che oggi lo proietta fra i grandi in assoluto della cultura partenopea moderna. La morte di Luciano avviene due giorni dopo quella di un altro grande della letteratura italiana (anch'egli mai amato fino in fondo dall' ‘Accademia'), Andrea Camilleri.
I funerali di Luciano De Crescenzo: sabato a Napoli, camera ardente a Roma
Nel 2013, in occasione della morte del maestro Marcello D'Orta, De Crescenzo ebbe a dire con un velo d'amara ironia: «Spero che quando sarà il mio turno ci sarà tutta questa folla pure per me…. però spero pure il più tardi possibile». La sua camera ardente è stata allestita venerdì 19 luglio a Roma, al Campidoglio, nella Sala della Protomoteca. Ad omaggiare l'artista tanta gente comune e gli amici di sempre: Mara Venier, Roberto D'Agostino, Domenico De Masi, Michele Mirabella insieme a Laurito e Arbore.
Il fatto che fosse amatissimo nella ‘sua' Napoli ha fatto fin da subito dedurre che i funerali avrebbero avuto luogo all'ombra del Vesuvio. Il giorno del commiato è stato sabato 20 luglio, nella chiesa di Santa Chiara, nel cuore della città antica, a due passi da Spaccanapoli e piazza del Gesù Nuovo. Proclamato il lutto cittadino. Le mortali spoglie sono state tumulate nella cappella di famiglia in un cimitero in Costiera Amalfitana, nella zona di Furore, buen retiro dello scrittore partenopeo che aveva casa a Conca dei Marini.
Renzo Arbore: "Perdo un grande amico"
"Con la scomparsa di Luciano De Crescenzo perdiamo tutti un grande amico. Era un maestro per tutte le cose belle che c’ha fatto conoscere. È una gravissima perdita per la cultura italiana e per la città di Napoli di cui era un esponente fiero ed orgoglioso". Renzo Arbore, amico del filosofo da una vita, commenta così la sua scomparsa.
Marisa Laurito: "Si è spento un faro"
"Oggi si è spento un faro. Tutti dobbiamo essergli grati, per l'allegria, l'intelligenza vitale, esagerata, lo spirito di ironia, la capacita' di insegnare a tutti la filosofia, trasformandola in una materia popolare che e' riuscito a divulgare attraverso i suoi libri, che hanno venduto 25 milioni di copie in quarantadue Paesi in tutto il mondo". A parlare è Marisa Laurito, amica di sempre, con Luciano fino alla fine, al capezzale al Policlinico Gemelli di Roma.
Cordoglio per la morte di De Crescenzo
Oltre il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, numerosi i personaggi del mondo della politica e della cultura che hanno espresso cordoglio per la scomparsa dello scrittore. «Esprimo il cordoglio profondo mio personale e della città di Napoli per la fine terrena del grande Luciano De Crescenzo, uomo di immensa cultura che ha saputo interpretare al meglio l'anima del popolo napoletano». Lo ha dichiarato il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. «Persona di estrema intelligenza – ha proseguito il sindaco – enorme cultura e di una naturale simpatia tutta partenopea. Luciano mancherà molto a Napoli e alla sua gente, lo ricorderemo tutti con immenso affetto e gratitudine».
«Luciano De Crescenzo è stato una delle figure più belle, più semplici, più rappresentative dell'umanità e della cultura meridionale. Il filosofo di Napoli, della nostra terra». Lo dichiara il presidente della Giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca. "Ha saputo interpretare al meglio il senso della storia che è dentro la gente del Sud: questo senso non significa solo non avere l'ansia, l'affanno e l'ossessione della corsa alla ricchezza – aggiunge – ma anche un senso umano delle relazioni tra gli uomini che forse è andato perdendosi negli ultimi tempi. Gli siamo infinitamente grati".
«Una notizia che mi rattrista profondamente. Quanto ci hai fatto ridere, riflettere, pensare. Hai raccontato Napoli come pochi altri. Ciao Luciano!». Lo scrive su Fb il presidente della Camera, Roberto Fico, dopo aver appreso della morte di Luciano. Tra i messaggi di cordoglio quello di un altro scrittore napoletano di best seller, anche se di tutt'altro tipo, Roberto Saviano.
I libri di Luciano De Crescenzo
Dal 1977 al 2019, quarantadue anni di successi, quasi tutti targati Mondadori, in Italia. Luciano De Crescenzo è stato l'uomo dei best seller, il golden boy dell'editoria libraria italiana: qualsiasi libro scrivesse, il successo era assicurato, si giocava sul velluto. Merito di una verve che gli consentiva di creare il ‘caso' intorno ad ogni sua pubblicazione ma anche di una accorta strategia orchestrata col suo agente, il salernitano Enzo D'Elia.
E così, dal celebre "Così parlò Bellavista. Napoli, amore e libertà" che divenne anche film di successo e cui seguirono "La Napoli di Bellavista. Sono figlio di persone antiche" e i bellissimi "Zio Cardellino" e "Vita di Luciano De Crescenzo scritta da lui medesimo", al blocco di volumi di divulgazione della filosofia: "Storia della filosofia greca. I presocratici"; Storia della filosofia greca. Da Socrate in poi; "Elena, Elena, amore mio" e "Zeus. I miti dell'amore" e così via coi "I grandi miti greci" e le Storia della filosofia medioevale e moderna. Gli ultimi due libri dell'ex ingegnere Ibm furono una bella autobiografia, "Sono stato fortunato" e Napolitudine. Dialoghi sulla vita, la felicità e la smania ‘e turnà", con Alessandro Siani.