Marcianise, sequestrati 22 pozzi contaminati nella zona dell’ex stabilimento Nokia
I carabinieri di Marcianise hanno messo i sigilli a 22 pozzi nell'area dell’ex stabilimento della Nokia Solution and Network Spa a Marcianise, nel Casertano. L'area è stata posta sotto sequestro su richiesta del gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, a seguito di relazioni tecniche dell’Arpac, dipartimento di Caserta, effettuate nel secndo semestre del 2014 che denunciano l'alto tasso i contaminazione nelle acque in zona Airola del Comune di Marcianise, a pochi passi dalla sede della Nokia Networks and Solution. La presenza di solventi organici aromatici ed idrocarburi clorurati è stata rinvenuta nella falda acquifera oltre il limite consentito dalle legge. Tuttavia l'alta concentrazione di sostanze contaminanti nelle acque della zona era stata già segnalata in un dossier dalla stessa azienda Nokia, nel 2014.
L'allarme di Legambiente: "Serve prevenzione primaria"
"Era già tutto scritto e certificato. L’area in questione, nei pressi dello stabilimento Nokia, ex Jabil, era già inclusa nell’ex SIN Litrale Domitio Flegre ed Agro Aversano e nel Piano di Bonifica Regionale e individuato come Sito potenzialmente contaminato già in data antecedente al 2011". Così in una nota Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico Legambiente Campania, sul sequestro di 22 pozzi contaminati nel Casertano. "Dopo quattro anni la Procura e le forze dell’ordine arrivano dove istituzioni e politica latitano. Il sequestro dei pozzi di oggi, ancora una volta, conferma come la classe politica non comprenda la portata della problematica dei siti contaminati e soprattutto quale sia la strategie da porre in essere per gestirla. Gli Enti preposti devono capire che le bonifiche, pur fondamentali e prioritarie, non potranno mai essere realizzate in tempi brevi ed è per questo necessario avviare una seria azione di prevenzione primaria – così come ribadiamo da anni – attraverso interventi di informazione delle comunità sottoposte al rischio, come quelle che utilizzano ignare le acque contaminate per il consumo personale e degli animali di cui poi consumano le carni. La prevenzione primaria è l’unica risposta che può consentire nell’immediato di ridurre il rischio cui sono sottoposte le comunità interessate da siti contaminati”.