Qualche giorno fa, la pornostar napoletana Valentina Nappi con un provocatorio post su Instagram aveva esordito con «Sono stata stuprata da Matteo Salvini». Un modo per argomentare, con un discorso, legittimo (se non per l'incipit) ancorché contorto, su come si sentisse oppressa dalla «riabilitazione della peggiore cultura identitaria nazionalista» addossandone le responsabilità politica all'attuale vicepremier e ministro dell'Interno. Una provocazione. E oggi il leader della Lega Nord, in visita ad Afragola (Napoli), non si lascia scappare la possibilità della polemica, come se non ce ne fossero abbastanza intorno alla sua figura e al suo operato.
«Ho stuprato Valentina Nappi? Ho un alibi, quel giorno ero con Roberto Saviano» ha replicato a 5 giorni di distanza dal post della pornostar il ministro dell'Interno, tirando in ballo lo scrittore napoletano che stamane in un video – per nulla provocatorio, per quanto durissimo – aveva dato dello "sciacallo" al politico. La pornostar, il politico e lo scrittore: sembra il titolo di una triste storiella del più becero avanspettacolo. Se non fosse che al centro c'erano questioni serie come l'emergenza camorra nell'area a Nord di Napoli (non certo risolta dalla odierna sortita di Salvini) ben sintetizzata dal video dell'autore di Gomorra. E invece battutine e provocazioni sullo stupro e il tentativo di ridicolizzare chi si oppone con argomenti seri. Sempre peggio.