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Metro, questa sconosciuta: la giornata di una studentessa pendolare

Viaggio in metropolitana: vagoni strapieni, treni che passano di rado, problemi di manutenzione alle stazioni. Una lettrice racconta il quotidiano “calvario” del trasporto pubblico napoletano.
A cura di Redazione Napoli
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Sarà la metropolitana più bella d'Europa ma quella di Napoli, la linea 1, per intenderci, ha una pecca enorme, agli occhi degli utenti: la frequenza. Passa troppo di rado rispetto a quanto ci si aspetterebbe da una linea ad alta affluenza, i convogli sono ridotti (mancano alcuni vagoni, l'azienda va al risparmio) e soprattutto la nuova stazione, quella di piazza Garibaldi, aperta quasi un anno fa, lascia ancora a desiderare in quanto a servizi e accesso. La lettrice Ilaria Turco racconta la sua giornata alle prese con la metro partenopea, eccellenza nel design ma carente nella sua funzione principale: quella di favorire il trasporto pubblico.

Linea 1: tratta Piscinola – Garibaldi, 18 Novembre, ore 8:10.
Quando la mattina alle otto e dieci mi capita di perdere per un pelo la corsa della metro sono fregata: so con certezza che così ho già perso la prima mezz'ora di lezione all'università. Alzo lo sguardo alla ricerca di un indizio sul prossimo treno e tutto quello che leggo è "Aggiornamento tempi d'attesa sospeso per apertura Garibaldi" . Ma è novembre 2014: la stazione di piazza Garibaldi ha aperto a dicembre 2013; mi domando ancora come faccio a meravigliarmi di ciò quando è un anno che aspetto che cambino i cartelloni con la tratta all'interno delle stazioni : "Cartellonistica in aggiornamento ". Si, certo.
Il treno successivo arriva alla stazione dei Colli Aminei stracarico di gente, eppure fin ora ha effettuato solo tre fermate. Le porte del vagone si aprono e guardo all'interno, troppa gente : o entro io o entra lo zaino.
Vabbè, ci provo. Niente, c'è troppa gente.
Il treno riparte, mi guardo intorno e mi accorgo che, oltre me, almeno altre venti persone non sono riuscite a salire: spero solo che il Professore abbia fatto tardi, magari non perdo tutta la lezione; vorrei avvisare qualche mia compagna d'università,ma non c'è campo in metro: non mi dicono tra quanto passerà il treno, figuriamoci se poteva mai esserci campo per il cellulare.
Terzo treno, è già mezz'ora che aspetto seduta sulle scale (si ,sulle scale, perché alla stazione dei Colli Aminei ci sono solo due panchine).
Stessa situazione del treno precedente: le porte si aprono, io guardo i passeggeri all'interno, loro guardano me, nessuno scende, non me ne frega, devo entrare, è già tardi : «Chiedo scusa, un po' più in la per favore?» la signora anziana accanto a me prova ad entrare, qualcuno si sposta,qualcuno risponde «Signò, nun ce trasimme!». Mi schiaccio quanto più si può contro la folla sperando che nel momento in cui la porta del vagone si chiuderà potrò allargarmi o sistemare meglio lo zaino. La porta si chiude : MIRACOLO!! Con una mano mantengo lo zaino pesantissimo e con l'altra cerco spazio sui supporti per potermi reggere. La signora anziana si appende al mio braccio e mi guarda :«Scusatemi signorina, non so dove mantenermi» sorrido e rispondo che la capisco. Mi auguro vivamente che al Policlinico scenda un po' di gente, se continuo a stare in questa posizione mi si blocca il sangue alla mano che regge lo zaino, per di più c'è una puzza terribile, non passa un filo d'aria.
«Permesso, permesso, scusate!Dovete scendere? No? E spostatevi fatemi scendere!» le persone in metro fanno piccoli passettini, cercano di spostarsi o comunque di aprire piccoli varchi per permettere a chi deve scendere al Policlinico di passare.
Le porte si aprono dietro di me, scendo dalla metro per permettere ai passeggeri di scendere, ma subito c'è chi cerca di salire e mi travolge. Niente, non c'arrivano proprio: prima si fa scendere e poi si sale in metro; qua finisce che non riesco più a rientrare nel vagone.
E così va avanti fino a piazza Vanvitelli , dove tutti i passeggeri si augurano che il vagone si liberi; ed in effetti è così: per pochi secondi. Venti passeggeri scendono, venticinque ne salgono. Adesso che è rotta anche la Funicolare Centrale poi, figurarsi. Almeno sono riuscita a passare lo zaino da una mano all'altra e la signora anziana ha trovato un supporto a cui reggersi.
Guardo l'orologio, sono le 09:25! – Ma è mai possibile che non solo devo perdere la metropolitana due volte,ma anche la lezione all'università!? Ma a che fermata stiamo? Non sento l'annuncio all'altoparlante ( c'è troppa gente che parla o forse non funziona?), non riesco a leggere fuori dal finestrino, guardo in alto e cerco di controllare sul monitor: guasto. Poi dite che divento volgare -.
«Ma da che lato si aprono le porte a Materdei?» un ragazzo davanti a me chiede ad una signora : «Guarda, è scritto lì su, sul cartello. Ah,no, scusa, da quando hanno aperto Garibaldi ed hanno cambiato i cartelli non c'è più scritto». Poi dite che divento volgare, di nuovo.
Il ragazzo si accosta ad un lato del vagone tentando la fortuna e facendosi spazio ,con difficoltà, tra i passeggeri. Quando il treno giunge in stazione si guarda in torno e capisce di aver sbagliato porta : «Permesso, chiedo scusa, mi perdoni, devo scendere». Niente, le porte si sono richiuse e lui è rimasto dentro. Sbuffa e guarda un altro ragazzo accanto a lui che lo guarda solidale : « avevo un appuntamento di lavoro».
Museo. Dante. Finalmente.
L'orologio dice 09:38, ho perso più di un'ora di lezione. Mi affretto verso le scale mobili: «Chiedo scusa,permesso, permesso, permesso: sulle scale mobili si sosta a destra e si cammina a sinistra!» . Lo sapevo che prima o poi la pazienza l'avrei persa.
Aria. Finalmente fuori da questo inferno.
«Doniamo il sangue?» una ragazza con la pettorina dell'Avis mi guarda, dietro di me un' altra ragazza risponde : «Hai voglia e' quant' n'aggia ittato int' a metropolitana».
Mi faccio una risata e accelero verso Palazzo Gravina, arrivo fuori la porta dell'aula dopo due piani di scale a piedi, affannando, guardo l'orologio 09: 45. Cerco il telefono per dire ai miei compagni che sono fuori l'aula, per chiedere se posso entrare. Cerco nello zaino, nelle tasche dei pantaloni: nella giacca! Ce l'avevo nella giacca! Niente: mi hanno rubato il telefono.
Questa è la storia romanzata di una studentessa universitaria disperata che prende (e perde) la metropolitana quasi ogni giorno.
Ogni giorno mi auguro che cambi qualcosa nel servizio pubblico di questa città, ed ogni giorno resto sempre più insoddisfatta, delusa, amareggiata , schifata.
Ci vantiamo tanto di avere la metropolitana più bella d'Europa, tanto di cappello (per carità!) , ma detto con sincerità (e credo di parlare a nome di un grandissimo numero di passeggeri): me ne frego di avere una stazione della metropolitana meravigliosa se poi il servizio non funziona.
Sono stanca, stanca di fare una battaglia ogni mattina, stanca di svegliarmi con la preoccupazione del "riuscirò oggi ad entrare in metropolitana?" , stanca di fare tardi a lezione e al lavoro, stanca di spendere soldi in abbonamenti che Metronapoli ed Anm non si meritano minimamente.
Quando ha aperto la stazione di piazza Garibaldi ho gioito, ero davvero fiduciosa del fatto che la metropolitana avrebbe funzionato meglio : «Solo 33 minuti da Piscinola a Garibaldi». Ne eravamo tutti entusiasti, peccato che ad ogni pioggia la stazione (così come quella di Dante) si strasformi in una piscina,che i treni passino ogni 15 minuti e che abbiate aumentato così tanto la velocità delle corse (per compensare) che i palazzi al Vomero si sono riempiti di crepe da un momento all'altro. Turisti spaesati perché dalla cartellonistica non si capisce nulla, la metro di Chiaiano che deve chiudere i tornelli perché c'è troppa gente sulle banchine, controlli da parte degli enti di sicurezza totalmente inesistenti, non parliamo neanche della (non) pulizia.
Il 30 dicembre 2014 apriranno la stazione di piazza Municipio.
"Aggiornamento dei tempi d'attesa sospeso per apertura Garibaldi".

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