video suggerito
video suggerito

Miano, parla la madre del 21enne ucciso: “Non l’ho difeso, non me lo perdonerò mai”

Parla la madre di Raffaele Perinelli, ragazzo di 21 anni ucciso con una coltellata al cuore a Miano, quartiere della periferia settentrionale di Napoli, da un ambulante di 31 anni che poi si è costituito. “Non l’ho salvato” – dice la donna – non me lo perdonerò mai”. Sull’assassino, poi, aggiunge: “L’aveva già provocato, voglio giustizia”.
A cura di Valerio Papadia
369 CONDIVISIONI
Video thumbnail
Immagine

Non si dà pace la madre di Raffaele Perinelli, il calciatore di 21 anni ucciso con una coltellata al cuore a Miano, quartiere della periferia settentrionale di Napoli, da un ambulante di 31 anni, che si è poi costituito alle forze dell'ordine. Raffale è deceduto poco dopo il suo arrivo all'ospedale Cardarelli di Napoli a causa del fendente ricevuto. "Mi deve perdonare, non l'ho difeso. Non riuscirò a perdonarmelo nemmeno io" dice la donna alle telecamere di Fanpage.it mentre accarezza una foto di Raffaele e racconta che il ragazzo le aveva chiesto l'auto ed era sceso di casa, lo scoro sabato, per andare dal barbiere. "Era un ragazzo umile, si era diplomato e aveva il calcio nel cuore" racconta la madre del 21enne, che giocava come terzino nella Turris, squadra di Torre del Greco. "Usciva di rado, pensava soltanto al lavoro e al calcio", aggiunge la donna.

La madre di Raffaele: "Voglio giustizia"

La donna, poi, parla anche dell'assassino di Raffaele: "È un ragazzo del rione di 31 anni, che ha visto crescere Raffaele e poi gli ha piantato un coltello da cucina, con la lama di 40 centimetri, nel petto". E, aggiunge la donna: "Lo provocava continuamente. Otto giorni fa gli aveva dato due schiaffi e anche mio figlio aveva reagito con le mani". Il 31enne, quando si è costituito, ha raccontato che girava armato proprio per paura di Raffaele, dopo la lite occorsa tra i due. "Voglio giustizia" chiede a gran voce la madre di Raffaele, che poi parla anche del padre del ragazzo, ucciso durante un agguato proprio a Miano, nel 2003. "Il sangue non è una colpa. Mio figlio aveva 6 anni quando ha perso il padre, non se lo ricorda nemmeno. Né io né lui abbiamo mai avuto niente a che fare con quel mondo".

369 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views