Mondragone, zona rossa Covid, si rischia lo scontro fra italiani e comunità bulgara
A Mondragone resta alta la tensione dopo la scoperta dei casi di coronavirus nel comprensorio dei palazzi ex Ciro, che da anni sono occupati abusivamente da stranieri, tra i quali c'è una radicata comunità bulgara. Dopo l'emersione dei primi casi è stato avviato uno screening a tutti i residenti; restano ancora alcune decine di tamponi da analizzare.
I residenti dei palazzi ex Cirio sarebbero circa 700, ma su questo aspetto non esistono dati certi: proprio il fatto che gli appartamenti siano abitati abusivamente e che non esista un censimento degli alloggi rende il numero degli occupanti legato soltanto a una stima di massima.
Per il momento i contagiati sono 30, per la maggior parte appartenenti alla comunità bulgara. E proprio questo aspetto è alla base dello scontro: diversi cittadini della zona hanno direttamente accusato i bulgari della diffusione del contagio, anche se non esistono dei dati oggettivi a riscontro.
A incidere su questa visione, anche il fatto che l'area ex Cirio, seppur si trovi al centro di Mondragone, ha da sempre costituito un comprensorio a sè, mai oggetto di reali interventi di integrazione. Non ci vivono soltanto bulgari, ma anche moltissimi stranieri provenienti da altri Paesi. E, oltre a fare da dormitorio per i braccianti, anche stagionali, che arrivano per lavorare nei campi di Mondragone e Castel Volturno, quelle palazzine hanno avuto lo stesso destino di tutti i casermoni di periferia: sono diventate anche il rifugio di piccoli criminali. Tutte situazioni che, con il focolaio di Covid-19, rischiano di rendere ancora più profonda la spaccatura col rischio di arrivare allo scontro.