Morto per trasfusione di sangue infetto, lo Stato condannato a risarcire la famiglia
Lo Stato italiano è stato condannato a pagare 850mila euro alla famiglia di un uomo deceduto nel 2009 per complicazioni epatiche dovute ad epatocarcinoma. Ma nel 1989 l'uomo era stato sottoposto ad un intervento chirurgico ed una trasfusione di sangue, in seguito alla quale fu contagiato da un'epatite virale di tipo C. Dopo un lungo procedimento giudiziario, a dieci anni dalla morte, è arrivata la sentenza.
Il Tribunale di Napoli aveva dunque stabilito che lo Stato era tenuto a risarcire l'uomo, riconoscendo che contrasse l'epatite C in seguito a quella trasfusione di sangue infetto avvenuta all'ospedale di Maddaloni. La condanna è stata comminata al Ministero della Salute. Sono stati gli eredi a denunciare il Ministero, chiedendo i danni sia per i danni subiti dall'uomo in vita, sia per la perdita dell'uomo stesso. Nel 2017 il Tribunale di Napoli aveva già condannato il ministero al pagamento di oltre ottocentomila euro a titolo di "danno da perdita del rapporto parentale", da dividersi tra la moglie ed i figli dell'uomo deceduto. Visto però che il risarcimento non era ancora avvenuto, i familiari si sono rivolti al Tar Campania per dare esecuzione al pagamento della quota spettante alla coniuge dell'uomo, e pari a 240mila euro. "Questa sentenza rappresenta una delle battaglie vinta dallo studio Albachiara. Adesso si spera che il Ministero della Salute sia celere nel pagamento. Intanto", ha spiegato Maurizio Albachiara, avvocato della famiglia, "attendiamo che il Tar si pronunci per le quote dei figli. È fondamentale inoltre che i familiari di soggetti deceduti che abbiano subito danni del genere possano agire in giudizio nel termine di dieci anni dalla morte".