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“Mozzarella contaminata”: la frase nel film con Gassmann e Giallini fa arrabbiare i caseifici

Nel film ‘Non ci resta che il crimine’ con Alessandro Gassmann, Gianmarco Tognazzi e Marco Giallini quest’ultimo recita una frase sulla “mozzarella contaminata di Caserta”. E la battuta non passa inosservata: il Consorzio mozzarella di bufala annuncia azioni legali, l’ex sindaco casertano protesta: “Sono luoghi comuni”.
A cura di Redazione Napoli
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L'adagio dello scherzare coi fanti e lasciar stare i santi in Campania vale soprattutto per sport ed eccellenze alimentari. E non importa che si tratti di una battuta di un film, di una commedia, recitata peraltro da alcuni dei migliori attori italiani. E non importa che il film si ispiri un po' anche ad un'altra celebre pellicola, quel "Non ci resta che piangere" di Massimo Troisi e Roberto Benigni: la battuta sulla mozzarella di bufala pronunciata in "Non ci resta che il crimine" con Alessandro Gassmann, Gianmarco Tognazzi e Marco Giallini ha fatto infuriare chi la mozzarella in Campania, in particolare nella provincia di Caserta, la produce. Ironia l'è morta.

Di cosa parliamo? Nel film, uscito qualche giorno fa nelle sale, il personaggio interpretato da Giallini, pronuncia la seguente frase, ipotizzando come aprire una attività commerciale: «Importiamo nei paesi arabi la mozzarella di bufala, portiamo le mozzarelle contaminate di Caserta!». Apriti cielo: oggi il Consorzio di Tutela della Mozzarella di bufala campana Dop è intervenuto sull'argomento: «La battuta rappresenta un falso storico e un'offesa inaccettabile a un intero territorio» dice il presidente del Consorzio Domenico Raimondo, che annuncia la linea dura. «Abbiamo già incaricato i nostri legali di mettere in campo tutte le azioni necessarie a tutela dei produttori di mozzarella Dop, ma anche a difesa di una terra ingiustamente martoriata da stereotipi che non possono essere rilanciati anche da un film».

L'ex sindaco di Caserta Pio Del Gaudio già domenica sera, dopo la visione del film, si era lamentato a mezzo Facebook: «Non capisco come si possa ancora pronunciare quelli che sono luoghi comuni, che non corrispondono al vero. Tanta gente, all'uscita dalla sala, era arrabbiata per un'offesa gratuita, e mi ha chiesto di intervenire».

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