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Mozzarella prodotta con scarti scaduti e venduta alle pizzerie

Sigilli a un caseificio del Salernitano. I Nas hanno accertato che la mozzarella veniva prodotta senza latte, con scarti avariati ritirati dal mercato e poi distribuita a numerosi ristoranti e pizzerie.
A cura di Angela Marino
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Prodotta con ingredienti ritirati dal mercato, la mozzarella del caseificio di Serne, in provincia di Salerno, finiva sulle pizze si decine di ristoranti e pizzerie. Dopo una lunga indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Salerno, i Carabinieri del Nucelo Antisofisticazione hanno posto i sigilli al caseificio che produceva mozzarella senza approvvigionarsi di latte. I militari  di Salerno, coordinati dalla locale procura, hanno accertato che i latticini venivano prodotti con ingenti quantitativi di cagliata proveniente dall'Est Europa mescolati con prodotti da latte ritirati dal mercato, perché scaduti o alterati.

Alla cagliata adulterata con scarti venivano poi aggiunti additivi chimici come acido citrico e ipoclorito di sodio per dare alla mozzarella un aspetto più appetibile. Anche le modalità di affumicatura dei prodotti lattiero-caseari era realizzata con un sistema macchinoso e pericoloso per la salute: veniva utilizzato un cartone stampato e altro materiale di rifiuto. Come camera per l'affumicatura veniva invece usato il retro di un furgone dismesso dove venivano stipati gli alimenti. Sui latticini venivano poi erogati i fumi prodotti da fusti metallici dotati di comignoli improvvisati.

Mozzarella: 1 su 4 è realizzata con prodotti di scarto

Dopo l'operazione dei Nas, l'associazione dei Coltivatori diretti lancia l'allarme: una mozzarella su quattro in vendita in Italia non è ottenuta direttamente dal latte, ma da semilavorati industriali, chiamati cagliate, che vengono spesso dall'est Europa senza alcuna indicazione in etichetta.  Sono questi i comportamenti – denuncia la Coldiretti – che ingannano i consumatori e favoriscono le frodi ma provocano anche una distorsione del mercato, deprimono i prezzi pagati agli allevatori italiani e causano la chiusura degli allevamenti.

«Di fronte a questa escalation di truffe e inganni per salvare il Made in Italy non c'e' più tempo da perdere e occorre rendere subito obbligatoria l'indicazione di origine per tutti gli alimenti i per garantire la trasparenza dell'informazione e la salute dei consumatori», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. «L'attività dei carabinieri dei Nas deve essere accompagnata da misure strutturali a partire dall'obbligo di indicare in etichetta l'origine e di rendere pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall'estero, anche per combattere inganni e sofisticazioni».

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