Napoletani scomparsi in Messico, a giudizio i poliziotti accusati della loro scomparsa
Inizia in Messico il processo ai quattro poliziotti accusati della scomparsa dei tre napoletani di cui non si hanno più notizia dal 31 gennaio scorso. Tutti e quattro rinviati a giudizio, con l'accusa di aver "venduto" i tre napoletani al cartello criminale chiamato "Nueva Generación de Jalisco", particolarmente attivo nello stato messicano dove i tre sono scomparsi.
L'accusa è pesantissima: i quattro poliziotti della municipalità di Tecalitlàn sono accusati di aver ceduto i tre napoletani scomparsi, Raffaele Russo, il figlio Antonio ed il nipote Vincenzo Cimmino, al cartello "Nueva Generación de Jalisco", uno dei più feroci del complicato scacchiere criminale messicane. Gli stessi appartenenti al cartello messicano, nato tra il 2009 ed il 2011, si auto-definiscono "Matazetas", gli "Ammazza Zetas", in riferimento al cartello rivale Los Zetas, al quale contendono il controllo del territorio e soprattutto dei traffici illeciti ed in particolare di droga.
I quattro poliziotti messicani avrebbero "venduto" i tre napoletani per poco meno di centocinquanta euro, circa tremilacinquecento pesos locali. Una cifra che ha fatto inorridire anche i familiari dei tre napoletani, e che getta ancora più ombre sulla vicenda. Restano sconosciuti, infatti, i motivi che avrebbero portato il cartello a chiedere i tre napoletani, soprattutto in considerazione della loro provenienza: i cartelli messicani, infatti, seppur feroci con le loro "vittime", stanno bene attenti a non incrociare la strada di europei e statunitensi, consapevoli che l'attenzione del mondo poi si riverserebbe su di loro. Sconosciuta anche la sorte dei tre napoletani: si spera che siano nelle loro mani ancora vivi, e che ci possa essere una trattativa che porti al loro rilascio.