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Napoletani scomparsi in Messico

Napoletani scomparsi in Messico: due anni senza notizie

Sono passati due anni dalla scomparsa di Raffaele e Antonio Russo e di Vincenzo Cimmino, i tre napoletani di cui, il 31 gennaio del 2018, si persero le tracce a Tecalitlan, in Messico. Due anni senza notizie sulla sorte dei tre partenopei, due anni in cui la famiglia non ha ancora saputo la verità su quello che accadde quel 31 gennaio.
A cura di Valerio Papadia
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È il 31 gennaio del 2018: è inverno in Italia, fa freddo. Un po' meno in Messico, che si trova ancora nel nostro emisfero, ma è troppo vicino all'Equatore perché possa esserci lo stesso clima che si  registra alle nostre latitudini. È il 31 gennaio del 2018 quando a Tecalitlan, città dello stato di Jalisco, Raffaele e Antonio Russo, padre e figlio, e Vincenzo Cimmino, nipote e cugino dei primi due, si fermano a fare rifornimento; i tre sono lontani da casa, da Napoli, dove hanno lasciato famiglia e amici, e sono in Messico per sbarcare il lunario. Quel giorno, a Daniele, fratello di Antonio e figlio di Raffaele, arriva un messaggio audio su Whatsapp: stavano facendo rifornimento quando due moto e un'auto della polizia li intercettano e gli dicono di seguirli. Da allora, dei tre napoletani si perdono le tracce.

Passa qualche giorno da quel 31 gennaio del 2018 e la scomparsa dei tre uomini viene resa nota anche in Italia: i famigliari rendono noto il fermo a cui sono stati sottoposti dalla polizia e che, in un primo momento, viene confermato anche dalle autorità messicane, salvo poi essere smentito. Passa quasi un mese fatto di notizie contrastanti, tra cui quella di una indagine che coinvolgerebbe una trentina di poliziotti, quando dal Messico arriva la notizia che i tre partenopei siano stati venduti proprio dalla polizia locale a un cartello messicano per una cifra irrisoria, 43 euro.

Le indagini, nel primo periodo successivo alla scomparsa, sembrano essere serrate e si concentrano sulla pista che vede coinvolti i cartelli: nell'estate del 2018 arriva quella che al tempo viene salutata come una possibile svolta. In luglio le autorità messicane arrestano José Guadalupe Rodriguez Castillo, ritenuto a capo del cartello "Nueva Generacion" di Jalisco e probabile mandante del rapimento di Raffale, Antonio e Vincenzo. All'arresto, però, non fanno seguito notizie rilevanti sulla sorte dei tre, a tal punto che in ottobre i famigliari occupano i binari della Stazione Centrale di Napoli in segno di protesta: chiedono risposte, un intervento deciso delle autorità italiane.

Nell'estate del 2019, a un anno dall'arresto di Castillo, ne arriva un altro, un'altra possibile svolta, forse la più concreta: in Messico viene arrestato il boss "El Quince". In alcune intercettazioni, il boss parla presumibilmente con uno dei capi di un cartello locale, che gli riferisce di essere in possesso di tre italiani: "El Quince" gli dice di farne quello che ritengono più opportuno. All'arresto del boss, però, non fa seguito nessun aggiornamento sulle sorti dei napoletani. E oggi, a due anni esatti dalla scomparsa, rimangono ancora tante domande e nessuna risposta.

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