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Napoletani scomparsi in Messico

Napoletani scomparsi in Messico, spuntano i riti di cannibalismo tra i narcos

Il cartello “Nueva Generación” di Jalisco, sospettato di aver preso i tre napoletani scomparsi in Messico, è accusato, tra l’altro, anche di riti di cannibalismo, compiuti ai danni delle sue vittime. I narcos, dal 2009 ad oggi, hanno anche compiuto diverse stragi per la “conquista” del territorio.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Continuano le ricerche dei tre napoletani scomparsi in Messico dallo scorso 31 gennaio: ci sono ormai pochi dubbi riguardo il fatto che Raffaele Russo, il figlio Antonio ed il nipote Vincenzo Cimmino siano stati consegnati ai narcos del locale cartello Nueva Generación di Jalisco, consegnati probabilmente dai quattro poliziotti messicani finiti sotto indagine ed a processo. Ma ora si teme, soprattutto, per la vita dei tre napoletani, scomparsi ormai da trentasette giorni. A far temere per la sorte dei tre è soprattutto il fatto che il cartello Nueva Generación di Jalisco è conosciuto per la sua efferatezza. E più passano i giorni e più i timori aumentano. Nessun riscatto è stato ancora chiesto, e non è chiaro perché i narcos abbiano "richiesto" i tre, arrivando perfino a pagare i poliziotti.

Nueva Generación, il cartello delle stragi

Da quando ha iniziato ad imporsi, il cartello Nueva Generación  si è sempre contraddistinto per la sua efferatezza. Nel giugno 2009 iniziano facendosi chiamare Mata Zetas ("gli ammazza Zetas"), per meglio indicare la loro guerra ai Los Zetas, il gruppo dominante in quel periodo. Lasciano subito tre morti sul terreno e lanciano un messaggio alla popolazione di Cancún, nello stato di Quintana Roo, annunciando la loro "guerra santa". Nel 2011 il massacro di Veracruz: vengono uccise trentacinque persone, accusate di far parte del cartello rivale: i cadaveri vengono scaricati in mezzo alla strada, tra gli automobilisti increduli e spaventati. E anche qui il più classico dei messaggi alla popolazione: o con loro o contro di loro. Sempre a Veracruz, il mese successivo, vengono trovati altri trentadue corpi sempre ritenuti affiliati ai Los Zetas. In diciotto giorni, a Vera Cruz, si contano cento omicidi per mano della Nueva Generación.

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Il rito del cannibalismo

Nello stesso anno avviene anche il massacro di Sinaloa: vengono ritrovati un'altra quarantina di corpi, anche in questo caso con la rivendicazione del cartello Nueva Generación. Nel 2012 le stragi di spostano a Jalisco, dove muoiono a decine, in un'ennesima carneficina. E poi ancora, a Nueva Laredo: stragi con il solo obiettivo di conquistare le roccaforti per il traffico di droga e, soprattutto, terrorizzare i civili. In alcuni casi, infatti, i corpi dei propri nemici vengono ritrovati orrendamente mutilati. Ed in alcuni casi, parzialmente "mangiati". Tra i riti di iniziazione al cartello, infatti, inizia a farsi strada – ne scrive La Stampa – anche il "cannibalismo" verso i narcos nemici. Nelle carneficine non vengono risparmiate neanche forze dell'ordine e giornalisti. Una vera e propria mattanza.

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