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Napoli, Casapound contro il murales per Arturo. La madre: “Non ci lasciamo intimidire”

In via Foria sorgerà un murales per Arturo Puoti, il 17enne accoltellato da una baby gang nel dicembre del 2017. Dove dovrebbe sorgere l’opera, è comparso uno striscione di Berta-Casapound che recita: “Via Foria ha bisogno di risposte, non di un murales”. Maria Luisa Iavarone, la madre del ragazzo, ha risposto con un lungo post su Facebook: “Se è un grido di aiuto al disagio che state vivendo, la nostra porta è sempre aperta”.
A cura di Valerio Papadia
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Qualche giorno fa, è stata resa nota la notizia che, a Napoli, sorgerà un murales dedicato ad Arturo Puoti, all'epoca dei fatti 17enne, accoltellato alla gola nel dicembre del 2017 da una baby gang: il ragazzo si salvò per miracolo. L'opera sorgerà in via Foria, all'esterno dell'ex Caserma Garibaldi, luogo dell'agguato, proprio dove oggi è comparso uno striscione di protesta, a firma Berta-Casapound, che recitava: "Baby gang, degrado, spazi di aggregazione. Foria ha bisogno di risposte non di murales".

La risposta della madre di Arturo, Maria Luisa Iavarone

Appresa la notizia, è arrivata la risposta di Maria Luisa Iavarone, madre del giovane Arturo, con un lungo post su Facebook. "Negli ultimi due anni – scrive la donna – io che vivo a Via Foria, sono andata in giro continuamente a fare domande, non solo quando il muro dell’omertà impediva alla verità di venire fuori, ma anche quando bisognava attivare forze positive, per contrastare la violenza. Non mi ricordo di aver mai visto o incontrato nessuno di casa Pound in questo mio pellegrinaggio. Io non so quali sono le loro domande, le mie riguardano un territorio che si riscatta da criminalità e violenza anche attraverso piccole azioni simboliche ma di contenuto concreto. Noi non ci lasciamo intimidire, porteremo avanti le nostre iniziative con i pochi mezzi che abbiamo, liberi e indipendenti come siamo, non avendo ricevuto per il progetto un solo centesimo di finanziamenti pubblici".

Alla fine del suo intervento sul social network, però, Maria Luisa Iavarone però apre anche al dialogo: "Non spetta a noi garantire ‘spazi di aggregazione' materiali eppure nel progetto alcuni sono previsti. La cultura dell’impegno civile e della partecipazione non si inventa da un giorno all’altro e non si improvvisa. Se invece questo è un grido di aiuto rispetto al disagio che state vivendo, la nostra porta è sempre aperta, per un confronto civile e autentico sui problemi".

Solidarietà ad Arturo e alla sua famiglia

Sulla vicenda si è espresso anche il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli: "Si tratterebbe di una forma di protesta, o intimidazione, nei confronti di un progetto portato avanti dall'Associazione Artur, fondata da Maria Luisa Iavarone, la mamma di Arturo, un ragazzo che fu vilmente aggredito a via Foria da una baby-gang riducendolo in fin di vita. La signora Iavarone ha tutto il nostro appoggio e per questo difenderemo a spada tratta sue iniziative e quelle sostenute dall'associazione da lei fondata perché atte ad apportare miglioramenti sociali, mentali e territoriali in quartieri a rischio. Gli atti intimidatori sono assolutamente un gesto vigliacco e vanno combattuti. Se poi, quello di Casapound, fosse solo una manifestazione di dissenso o una richiesta allora proponesse idee e azioni alternative concrete per aiutare il territorio e non discutibili striscioni affissi tra l'altro in modo abusivo".

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